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La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?) (Sergio Davanzo)

La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?)

  • Titolo: La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?)
  • Genere: neo - impressionista
  • Tecnica: sintetico su carta da meeting
  • Misure: 100 x 60
  • Prezzo: 0 €
  • Descrizione: Bolina significa navigare contro vento
  • Tags: Monfalcone, Panzano, Conestabo, Klun, Favretto, Politti
  • Voti: 109 Chi ha votato?

Commenti sull'opera La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?):

La bolina è un'andatura che consente alla barca a vela di risalire il vento mantenendo un angolo con il vento reale mediamente tra i 60° e i 37°. Questo angolo è variabile a seconda del tipo di imbarcazione e al tipo di invelatura che essa supporta.
 

www.maurofornasari.com/htmcorso/andatura.htm

immagino che il TANGA sia indumento noto.

 


postato da Sergio Davanzo - venerdì 09 ottobre 2009 alle ore 19:39

stores.lulu.com/sergio1davanzo


postato da Sergio Davanzo - venerdì 09 ottobre 2009 alle ore 23:36

Io credo che non ci siano schemi fissi-

Il rapporto con le cose e gli avvenimenti che ci circondano con le sue proiezioni sul futuro, l'artista lo traduce secondo le proprie necessità. Quando anche la denuncia diventa una bufala solo per la visibilità o tendenza, l'artista dovrebbe osservare in primis, cosa realmente 'manca' al tessuto sociale e, se sono le forze primigenie quelle che sono venute a mancare, cerca il recupero attraverso alla propria sensibilità e non gliene può importar di meno delle correnti o la ricerca di tendenza.

Le ricerche le esegue sulla base della propria sensibilità ed esigenza. Sicuramente ha il coraggio anche di andare contro tendenza perché non è detto che quello che serviva in una certa epoca anche in termini di provocazione, possa servire in un'altra, dove tutto , anche la provocazione è diventata strumentale al profitto. Non ho mai visto artisti di popoli repressi esprimersi solo sulla denuncia , ma sicuramente più spesso attraverso il sogno o alle proprie esigenze interiori , unica forma di libertà ancora gestibile : il proprio mondo interiore e le proprie visioni da contrapporre ad un mondo a cui tutto questo è stato negato.

La vera trasgressività dell'artista contemporaneo è il recupero di se stesso e di tutto ciò si è fatto scempio, poetica compresa.

Va da sé che, forse oggi, gli artisti più credibili in toto rimangono i bambini con queste caratteristiche
e gli artisti 'out'.

I primi con un vissuto troppo corto per essere definiti tali in maniera completa e gli altri, emarginati in quanto veramente 'liberi' e quindi non commerciabili e strumentalizzabili, se mai schiavi solo delle loro ossessioni, ma sicuramente non, rispetto alla loro libertà espressiva

Io credo non ci siano confini nell'arte : purché sia arte .

Ognuno usa il veicolo espressivo che più gli è congeniale. Considerando che questo ioArte è interessante proprio per i quesiti che pone per i confronti che dovrebbero arricchire proprio per le diversità di pensiero e non certo per polemica sterile (sempre meglio chiarire nel virtuale:). Credo che, chi usa la materia proprio come "piacere" della materia nella sua fisicità e il "colore" come impasto proprio per ottenere determinate vibrazioni cromatiche, difficilmente userà mai un pantone digitale se la sua ricerca ed esigenza si esprime con quelle caratteristiche ...

Uno può darsi al digitale per altri aspetti altrettanto intriganti, ma sicuramente diversi. Come non credo che sia un 'espressione nuova né la pittura né il digitale anche perché quest'ultimo si usura più velocemente nei programmi che vengono sostituiti con la velocità della luce.

Per quanto riguarda le diverse culture ben vengano, ma ho il sospetto che una cultura che si sviluppa da noi o in Spagna, in America in Bielorussia, Russia o nella profonda Africa , per quanto si facciano contaminare ,non dobbiamo dimenticare che ognuna di loro ha radici profondamente diverse che non si possono sostituire o dimenticare.

 

Dovrebbe essere anche significativo , quanto ci portiamo dentro radici, gusti e quant'altro che ci influenzano nella scelta delle preferenze.
Di solito i lavori preferiti sono quelli che corrispondono ai nostri canoni estetici e di gusto personale, cosa che in arte non dovrebbe mai succedere.

In maniera istintiva può piacere di più un lavoro simile ai nostri gusti personali, ma l'arte potrebbe anche trovarsi in opere che come gusto non rientrano nelle nostre preferenze, ma sicuramente in canoni artistici. Ho la sensazione che questo sia uno sbaglio che facciamo un po' tutti....sia ' perché viene naturale e perché, a volte .dimostra anche quanto siamo presi da noi stessi, senza riuscire ad entrare umilmente nei lavori di altri.
Con tutto il pieno rispetto, per chi fà figurativo "classico"..secondo il mio modesto parere,il massimo per esprimere "il senso della vita, lo stato delle cose, il divenire dell'uomo, oggi", è l'informale, il materico, il figurativo "essenziale" ....usando la materia....tutta la materia,lo scarto, si può rappresentare, ...cosa meglio di un vecchio cartone ingiallito dal tempo, gettato per strada, indifferente a chiunque, può rappresentare la situazione di molti esseri umani del nostro pianeta..non importa se nell'opera non esiste una smorfia sul volto o le mani che sorreggono uno sguardo vuoto....basta vedere quei "rifiuti" per strada...per capire dove è arrivato l'uomo...in un mondo in cui tutto si può abbandonare, distuggere....tanto si "rifà"...no!, si stanno spengendo i valori, i sentimenti, che valgono più dell'oro, giallo o nero che sia....scusate se mi esprimo in questo modo, forse sembrerò arrogante, ma chi mi conosce dal vero...sa che non lo sono...sono solo sanguigno...sincero..."ignorante" artisticamente parlando...ma UOMO!! inteso naturalmente come essere umano...ciao a tutti


 


postato da Sergio Davanzo - martedì 13 ottobre 2009 alle ore 11:22

Gli amori di madama poesia

Catturo languidi bagliori
da sfere di cristallo:
una fredda musica di lame
poi
solo silenzio stellare,
una foglia pallida
a fine stagione
è
vecchia speranza.
Ossidi plumbei
o
palpiti azzurri
per un vagabondo nel suo stesso corpo?
Madama non ama i poeti:
generali della notte
dai gomiti lisi
con gli occhi arrossati
ma
tra rumorosi motorini
tra tavolini di caffè
sorride
ad esili arcobaleni:
sfumate illusioni
di nuovi adolescenti

 


postato da Sergio Davanzo - martedì 13 ottobre 2009 alle ore 14:27

Due occhi rossi

I

Due occhi rossi,
disteso, schiacciato
sul lenzuolo d'asfalto;
segnato il decesso:
negro,
forse del Transvaal,
un nodo, un fagotto,
e via, come pacco di spesa.
Solo un grappolo fermo,
poche mani, nere d'inchiostro
a spostare quell'aria.
Muovemmo le spalle
non i pensieri
infiammando di pugni le tasche.

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:49

II

Isole verdi
isole a celle
isole d'azzurro e delfini,
ombre increspate da salti di mare;
uno scendere piano le scale
verso i confini del fondo:
ricordi di Tanga
di Rudolph, gonfio di morte,
lungo, in quella piroga,
le scarpe a tracolla,
il fegato in mano;
tirava sul prezzo un vecchio stregone.

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:49

III

Un tramonto continuò col fuoco sul ferro,
si prese una voce:
nessuno lo vide,
calata sul collo la maschera vinta,
gettare nel gorgo
la croce del sud
e polmoni al petrolio
e guardie di notte
e coste
e rotte
e solchi sul viso pieni di sale
e il coraggio, per prati del fondo.
L'ultimo grido è un muovere d'alghe.

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:50

IV

Sopra un monte di sale
rema una barca piena d'occhi:
rossi d'asfalto, di Rudolph e di altri tra l'onde,
non un porto l'accoglie col nylon.
Non esistono banchine per sbarcare la morte.
Ho liberato da rami e da foglie
soffiando tra il bosco, dopo ogni tempesta,
una fossa, piena di vermi,
di bocche i Costa d'Avorio,
di teste nere tese ad affumicare,
di secchiate di nafta,
di mani che spingono il giorno,
di becchini con vanghe dal tocco di Mida,
di gambe di donna bagnate di mare.

Ho consumato tre legni spostando gocce nell'acqua,
la prora violenta i miei mari tra tonfi,
aliti di vento non gonfiano una vela,
...e uno sta sempre seduto a guardare.


 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:50

La morte del vecchio marinaio

Assetato di luce,
sei vissuto
in spazi di gabbiani,
un alito
appena sfiorato dall'onda.
Indifferente al richiamo
della tua carcassa,
carne e nervi nella nebbia
lasciasti.

Nell'antico scafo
per dar fondo, ritorni:
hai chiuso,
per l'ultima volta
il tuo boccaporto.

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:51

Di quale umanità?

Cerco le mie radici
affondate non so dove,
conosco solo la sabbia,
mutevole,
senza forme definite
che soffoca lo zoccolo
della mia ragione;
ci sarà lo strato
che mi nutre?

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 10:52

Molto bello...hai qualche cosa di simile su tela? Sarei interessata mi puoi far sapere, grazie.


postato da Vanna - giovedì 22 ottobre 2009 alle ore 17:54

Per noi cresciuti tra Dinghi e Finn...questo quadro è stupendo!


postato da Principe - lunedì 26 ottobre 2009 alle ore 18:55

Una Bolina perfetta...e tocco il mare!


postato da Mabo - lunedì 26 ottobre 2009 alle ore 19:32

Sono interessato a questa carta, ci sentiamo?


postato da Bassa - lunedì 26 ottobre 2009 alle ore 19:38

Molto bella!


postato da Edy Collina - sabato 31 ottobre 2009 alle ore 17:59

Grazie dei tuoi voti Sergio, dati da un grande come te, mi fà onore.

Ciao. LENY


postato da Leny - lunedì 09 novembre 2009 alle ore 20:01

Viaggiatrice
d’occidente di Nadia Agustoni

Gianna Ciao è morta il 27 ottobre 2008, è partita per il viaggio più lungo, che nominava, quando la sentivo per telefono, con una lieve pausa tra una parola e l’altra, lasciando come uno spazio tra le parole e alla fine della frase. Credo fosse il rispetto che si deve al non conosciuto. Artista raffinata, fotografa e scrittrice, profondamente colta e a lungo viaggiatrice, parlava volentieri non solo dell’arte, delle scritture e degli scrittori che amava, ma del senso umano residuo che abita la nostra specie e di riflesso la politica di chi si oppone ai soprusi.

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:21

Aveva conosciuto molti dei personaggi che hanno fatto la cultura del secolo scorso. Amica, tra gli altri, di Prévert e di Mirò, di Marlene Dietrich (1) e di Suzanne Solidor e profondamente anarchica nel suo vedere oltre se stessa e i circoli intellettuali, tanto che durante la guerra aderì al Partito D’Azione dopo aver assistito al rastrellamento del ghetto ebraico di Roma.
Di famiglia benestante nacque a Roma il 21 dicembre1922, ma visse l’infanzia praticamente a Follonica. Del periodo del fascismo diceva: “Col fascismo si accumulavano le giornate storiche, le uniformi in mutamento accentuato. Gli italiani intanto giocavano agli antichi romani”. (2) Le ultime fotografie sono dedicate alla “Maremma com’era”. (3)
Dopo un breve matrimonio di cui diceva solo: “fu un ballo in maschera” (4), lavorò nel dopoguerra come critica d’arte per un’importante galleria di Firenze e poi visse all’estero, nel sud della Francia, a Saint-Paul-de-Vence, con la donna che fu la sua compagna di vita.
 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:22

L’ho conosciuta nell’estate del 2006 a Follonica dopo una sua prima telefonata in cui voleva parlarmi del mio libro che amicizie comuni le avevano fatto leggere. Trascorsi con lei una bella giornata estiva in quella sua minuscola casa a due passi dalla spiaggia e dal mare. Parlammo di tutto e mi colpì la sua curiosità non solo per quanto scrivevo, ma per le condizioni materiali in cui questo avveniva. La interessava ogni aspetto della vita. Aveva un rispetto profondo per le vite difficili, per la fatica della gente comune e per le donne che con notevole sforzo e sacrificio mandano avanti le cose.
I suoi viaggi, specie quelli in oriente, erano stati fondamentali. Fin da giovanissima leggeva gli autori in lingua originale e a guerra finita, quando arrivarono i libri, soprattutto di inglesi e americani, approfondì la sua già notevole cultura. Questa cultura traspare dai suoi scritti ed era evidente nel suo discorrere.
Il catalogo Navigare di Bolina (5) oltre a riprodurre alcuni dei suoi lavori offre uno spaccato della scrittura di Gianna Ciao. Scrittura molto diretta, senza affettazioni. L’epitaffio con cui comincia del resto è: Fui una bestia coraggiosa.
Leggendo si trovano frasi che hanno il sapore di sentenze, ma mai campate in aria: “Credo che il più forte contributo all’antinazionalismo sia il Finnegan’s Wake; nel campo della libertà contribuisce ad affermare che è un diritto dello spirito dare un significato alle cose”. (6)
 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:22

L’impressione che l’anarchismo di Gianna Ciao, oltre a nascere dal suo senso dell’umano, sia stato rafforzato dalla lettura di certi autori mi viene dalle sue parole e dagli amori intellettuali-poetici che ne hanno accompagnato il cammino e lo sguardo visionario.
“L’universale poetico mi mise le mani addosso contribuendo al fervore che mi avrebbe legata a Dino Campana. Non ci sono risposte all’ingiustizia dell’esistenza, il sesso non è naturale, il linguaggio non è comunicazione. Il soggetto della letteratura è il più reale dei soggetti e non serve salvo che a suggerire la verità. Campana influenza la mia vita nella sua situazione visionaria piena di tensioni drammatiche fra lui e il mondo in stato di decomposizione”. (7)
Dei lunghi anni vissuti in Francia diceva di amare, oltre a chi vi aveva incontrato, l’isola dei Re dove tempo prima i forzati per la Caienna venivano imbarcati.
Tra le arti seguiva anche musica e cinema. La musica forse di più. Del cinema aveva ammirato Valentino, dedicandogli una delle sue foto e poi la Dietrich che conosceva. Dopo la morte dell’attrice Gianna Ciao andò a visitarne la tomba, adempiendo mi disse a una vecchia promessa.
 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:23

Le ultime mostre con i suoi lavori le tenne in Italia ricevendo molti riconoscimenti. Carla Vasio nella prefazione al volume Le Diserzioni fotografiche scrive: “Si è detto che le foto di Gianna Ciao sono trasgressive, e questo è innegabile. Ma penso che non sia soltanto per il modo originale di manipolare il negativo fino a togliergli qualsiasi immediato riferimento a una realtà “vista”, ma soprattutto perché della realtà ci trasmettono una immagine alterata che tuttavia è molto più vera di qualsiasi constatazione diretta”. (8)
C’è una lunga intervista a Gianna Ciao, raccolta da Elena Biagini, poi confluita nel saggio a firma della stessa Biagini nel volume Fuori dalla Norma: storie lesbiche nell’Italia del primo novecento, a cura di Nerina Milletti e di Luisa Passerini. (9)
Nella prima edizione del libro la foto di copertina era quella di Gianna Ciao scattata a Firenze nel 1946 ed era in divisa di ufficiale dell’UNRRA (United Nation Relief and Rehabilitation Administration, Ente delle Nazioni Unite per il soccorso e la ricostruzione). Gianna Ciao prestò servizio per l’UNRRA come ufficiale di collegamento tra l’Italia e gli alleati. L’intervista è centrata sul tema del lesbismo in epoca fascista. Come molte donne Gianna Ciao aveva trovato un suo modo per vivere questa inclinazione. Quando la incontrai compresi che la parola troppo esplicita, che generazioni di ragazze dopo di lei avevano rivendicato, la metteva ancora in imbarazzo. Elegantemente trovò comunque le parole per raccontarsi.
Un ultimo stralcio, che amo particolarmente, sul mare e sui marinai e su un libro che avevo letto anch’io più o meno nella stessa età in cui lo aveva letto lei decenni prima: “Le navi che prendono il largo dai porti, al tramonto, sfiorano la latitudine come residenze in movimento. Il mare uccide le precauzioni, accentua l’irrecuperabile, conferma il vascello fantasma. Ci sarà sempre un marinaio con l’albatro al collo, un Billy Budd impiccato al pennone, navi con equipaggi di morti”. (10)
Un imprevisto mi ha impedito incontrarla una seconda volta e di farle un’ultima intervista in cui volevo raccontasse più a fondo una delle donne che aveva conosciuto e che è immortalata in molti ritratti di pittori noti.
Questo breve ricordo è un atto riparatore.
 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:23

Note

1)In Fuorispazio; qui: http://www.fuorispazio. net/def_archive_pageshow.php?direktorijum=Aprile_2001&fajl=galleria.htm.
2)Gianna Ciao; Navigare di bolina, pag. 17; Artrè, Galleria d’Arte, settembre 2005.
3)Dalla conversazione che ebbi con lei nell’estate 2006.
4)Gianna Ciao; Navigare di bolina, pag. 31, 2005.
5)Gianna Ciao; Navigare di bolina; 2005.
6)Ibidem; pag. 17.
7)Ibidem; pag. 19.
8)Come alla nota 1.
9)Nerina Milletti, Luisa Passerini; Fuori dalla norma: storie lesbiche nell’Italia del primo novecento; “R/esistenze – giovani lesbiche nell’Italia di Mussolini” di Elena Biagini (pp. 97-133). Rosenberg & Sellier Editori 2007.
10)Ibidem; pag. 15.

 

 


postato da Sergio Davanzo - giovedì 12 novembre 2009 alle ore 23:26

C’è una prometeica forza nelle opere di Sergio Davanzo che riconduce, con la certezza del segno e lo schiaffo del colore, ad un confronto con la realtà che non conosce compromessi o debolezze.
L’artista non abbassa lo sguardo e davanti all’esistenza egli si assume il diritto di dichiarare la verità. Lo fa attraverso un linguaggio visivo essenziale, sintetico, corrosivo, violento, titanico, provocatore. Usa la titolazione dei suoi quadri come dei tazebao: sono verdetti che illuminano, parole che possono essere incipit quanto sentenza lapidaria su un argomento che la tela sintetizza in linee di immediata intuizione, con un uso dirompente dell’elemento cromatico, con tinte che acquistano voce. Davanzo riesce a far riecheggiare nel movimento dei suoi quadri le vibranti intensità del paradosso creativo, in bilico tra ragione e gesto puro ed istintivo, folgorazioni che sono rivelazioni e universalità
 

Prof Fabio Favretto
 


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:02

There is a prometeica forces in the works of Sergio Davanzo that it brings back, with the certainty of the sign and the slap of the color, to a comparison with the reality that doesn't know compromises or weaknesses.
The artist doesn't lower the look and in front of the existence he is assumed the right to declare the truth.
It does it through an essential visual language, synthetic, corrosive, violent, provocative.
. It uses the titolazione of his pictures as of the tazebaos: they are verdicts that illuminate, words that can be incipit how much lapidary sentence on a matter that the canvas synthesizes in lines of immediate intuition, with a disruptive use of the chromatic element, with shades that purchase voice.
Davanzo succeeds in making to resound in the movement of his pictures the vibrating intensities of the creative paradox, in unstable balance between reason and pure and instinctive gesture, illuminations that is revelations and universality
 


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:03

"Le tele di Davanzo vibrano, si impongono con lo stridore delle pennellate, con le barricate cromatiche da cui fuoriescono filamenti elettrici che guizzano e avvolgono, creando una fitta e mutevole rete di energia. Nelle sue opere istinto e ragione rinunciano all'eterna lotta, per dar vita ad un dialogo serrato: il colore si tende nella spontaneità del gesto, si difende entro grumi di materia, si assottiglia ed incede leggero frammentandosi secondo ritmi musicali. Viene impastoiato, fatto fluire e nuovamente convogliato, cristallizzato e gocciolato, alleggerito e spinto oltre i confini del supporto per cercare nuove espressioni comunicative."

Prof. Lorella Coloni


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:04

"The Davanzo’s canvases send vibrations. They impose themselves with the screeching of the brushstrokes, with the chromatic barricades from which escape electric filaments that quiver and they wind creating a sharp pain and mutable net of energy. In his works instinct and reason abdicate the eternal struggle to give life to a shut dialogue: the color extends in the spontaneity of the gesture, it defends itself in groups of material , it grows thin and light incede fragmenting itself according to musical rhythms. It is fettered, made to flow and again carried, crystallized and dripped, relieved and inclined over the confinements of the support to look for new communicative expressions."

Prof Lorella Coloni


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:05

" Las lonas de Davanzo envían vibraciones. Ellos se imponen con el chillar del golpes de pincel, con las barricadas cromáticas de lo cual evitan filamentos eléctricos que tiemblan y ellos enrollan la creación de un dolor agudo y la red mutable de energía. En su instinto de trabajos y razón abdican la lucha eterna para dar la vida a un diálogo cerrado: el color se extiende en la espontaneidad del gesto, esto se defiende en los grupos de material, esto cultiva incede delgado(fino) y ligero(de luz) la fragmentación sí mismo según ritmos musicales. Es encadenado, hecho para fluir y otra vez llevado, cristalizado y goteó, aliviado e inclinó sobre los confinamientos del apoyo a buscar nuevas expresiones comunicativas. "

Prof. Lorella Coloni


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:05

Molto bello : si sente e percepisce il vento ed il mare.


postato da 8 - mercoledì 25 novembre 2009 alle ore 12:26

In queste gradazioni mi ci tuffo, sono del segno dei pesci. Complimenti


postato da Robert Nike - mercoledì 25 novembre 2009 alle ore 18:30

Grazie Sergio è un onore per me aver ricevuto le tue preferenze. le tue opere trasmettono una sferzata di energia e di freschezza come dopo un temporale estivo.


postato da Rosmarine - mercoledì 16 dicembre 2009 alle ore 13:24

é meraviglioso guardare un dipinto di qualunque tecnica o stile dove si percepisce che chi lo ha realizzato non è sottoposto a vincoli di nessun genere.

personalmente non amo la sua pittura ma i lavori che ho votato un paio di volte e in particolare questo mi danno la profonda senzazione di quello che ho espresso.

sarebbe meraviglioso se un giorno potessi arrivare a lavorare e riuscire a fare percepire le suddette emozioni e scrollarmi da addosso quel modo di lavorare per persone che ti comprano  lavori che non trasmettono di certo senzazioni analoghe.

con ammirazione  oreste polidori

 


postato da Oreste Polidori - giovedì 14 gennaio 2010 alle ore 19:21

 Grazie per il voto, non sono un'assidua frequentatrice del sito per motivo di tempo e poi non sempre mi piace condividere...

Ci sono momenti che preferisco la solitudine per cercare spunti e motivazioni...poi mi rendo conto che solo guardando, uscendo dal guscio, cercando in mezzo ad altri mille...trovo me stessa!

Grazie di nuovo e...anche a me piace lo smalto!

Ciao Raffaela


postato da Raffaela Maria Sateriale - sabato 31 luglio 2010 alle ore 09:09

Mi fai sentire il vento sulla pelle ed il profumo del salmastro!


postato da Robi - martedì 16 novembre 2010 alle ore 12:01

un mondo difficile il tuo, ma trasparente, arduo come una scalata ma evidente come un nitido diamante di cui è possibile scorgere tutti i lati.

 


postato da Mia Roiter - sabato 20 novembre 2010 alle ore 14:29

...a chi lo dici...sembra un mio autoritratto!


postato da Neda - mercoledì 01 dicembre 2010 alle ore 14:38

Il tangone lo metto io, ma il tanga? (ti conosco essere persona spiritosa, per questo motivo ho osato...)


postato da Frisco - venerdì 03 dicembre 2010 alle ore 14:51

Complimenti per le opere e grazie per gli apprezzamenti sulle opere di Francesco Aramu.

Felice Aramu


postato da Francesco Aramu - lunedì 04 aprile 2011 alle ore 18:47

Si sente il mare ed i suoi profumi in questa bolina eseguita con grande maestria.


postato da Berta - domenica 31 luglio 2011 alle ore 20:00

Oltre a quanto affermato da molti che mi hanno preceduto nel commento, io vedo anche molto movimento in questo tuo lavoro. Inoltre le tonalità utilizzate impreziosiscono il profumo del mare respirato a pieni polmoni.


postato da July - lunedì 01 agosto 2011 alle ore 14:34

Molto estiva questa bolina. Con queste calure osservandolo mi sento già più fresco!


postato da Vince - sabato 20 agosto 2011 alle ore 13:36

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Tutte le opere di Sergio Davanzo

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  • Ho dato fondo (parziale)
  • feelings & feelings (frammento)
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  • Strada di Bagdad con mimosa
  • Manhattan vista dal Bronx
  • volo radente
  • Tributo a Gaudì (frammento)(vedere il link postato nei commenti)
  • KRAKEN
  • Omaggio ai Tubisti (Pressfitting) alias "Quando Dio spartiva le tette...io ero in bagno..."
  • Non è la luce del Merisi...ma in tempi di crisi....
  • La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?)
  • Il futuro è roseo, il presente...un po' meno...
  • Vedo smerciare miele di vipera, agito braccia di carta che il vento disperde.
  • Omaggio ai Tubisti (Aisi 304)
  • Il Delinquente (Lulu.com Editore)
  • CROSSING (Lulu.com editore)
  • Pensavo fossi morto....
  • LA MAFIA E' SOLAMENTE UN INSETTO: PUOI SCHIACCIARLA!
  • Questa è una società che macina tutti i valori!
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  • Calendario 2010 Dicembre
  • Calendario 2010 (Lulu.com) http://www.lulu.com/product/calendario/2010-by-sergio-davanzo/5949551
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