Commenti sull'opera Tributo a Gaudì (frammento)(vedere il link postato nei commenti):

Gaudi è un grande architetto: perfettamente al corrente, nonostante il voluto isolamento, delle tendenze del tempo, anzi più audace e spregiudicato, nel lessico formale, nella tecnica, nell'abbandono dell'impulso lirico, di un Van de Velde o di un Horta.
Con l'inesauribile novità delle sue invenzioni costruttive e decorative riesce a dimostrare che il linguaggio architettonico moderno avrebbe possibilità poetiche ben maggiori se non lo frenassero la pregiudiziale ideologia sociale e l'impegno di mantenere la «creazione» artistica nell'ambito dell'utile.
All'ideologia Gaudi è contrario per principio: è nato e cresciuto in una società retriva, che comincia appena a provare le prime irrequietezze moderniste.
Non crede alla società, è un'astrazione; concreto è il popolo, nel suo caso il devoto popolo catalano, di cui si sente parte ed interprete.
Anche la città, come la immaginano i primi urbanisti, è utopia: concreta è la città vivente, nel suo caso Barcellona; è assurdo che ogni generazione pretenda di riformarne la struttura, ma è giusto che aggiunga i segni della propria esistenza a quelli del passato.
Astratto è lo spazio, concreto il luogo: l'intensità plastica e coloristica delle forme di Gaudi dipende dal fatto che sono immaginate per quel sito, quella luce, quella gente.


La Sagrada Familia, a cui lavora per tutta la vita, non è una chiesa con una fumzione sociale, cattedrale o parrocchia, ma un tempio che si erge sulla citta e la riassume, come una preghiera collettiva espresa in forme e colori.

 


postato da Sergio Davanzo - venerdì 04 settembre 2009 alle ore 14:37

Tra le tante possibili interpretazioni del grande catalano, io credo che questa sua lo riassuma molto bene: Lo slancio, i colori, le forme sempre in bilico tra la magmaticità e la "terrosità" tipica della sua opera a pare d'intravvederli molto bene in questo suo frammento. Grazie per queste emozioni.


postato da Vince - sabato 05 settembre 2009 alle ore 15:00

 Bellissimo!!!!!


postato da Caracol - venerdì 11 settembre 2009 alle ore 09:10

Vedo una "citazione" della Sagrata Familia del Gaudì, molto interessante. Anche in questo caso mi piacerebbe avere la possibilità di verlo interamente.


postato da Alex Lavaroni - giovedì 17 settembre 2009 alle ore 19:13

Ringrazio tutti per i commenti. Alex se vuoi vedere ed hai voglia l'opera intera puoi visionarla in "sergio davanzo Blogger" (Cogito ergo sum). In quel mio blog ho postato circa otto o nove fotogrammi relativi ai particolari diversi e soprattutto al lavoro intero.


postato da Sergio Davanzo - giovedì 17 settembre 2009 alle ore 19:51

certo, i miei commenti sono poveri nella forma,ma dal momento che trovo i tuoi gusti così simili ai miei..credimi sono fatti veramente di cuore.

Io amo gaudì come pollok,picasso,rauschemberg,alvar aalto,le corbusier,pomodoro e pochi altri. invidio la loro grande maestria.

ciaociao


postato da dani - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 18:30

Questo tuo lavoro mi piace molto anche se ( sono andata a guardarmi quello che hai pubblicato in Facebook) avrei preferito un immagine più completa.


postato da Liza - giovedì 24 settembre 2009 alle ore 18:02

Quello che mostra la tua pittura è uno di miei traguardi. Purtroppo non sono più tanto giovane.....e la mia pittura è ancora, come genere, è molti passi indietro.

Complimenti!


postato da Deninus - venerdì 25 settembre 2009 alle ore 18:06

Sono andata a vedermelo in Blogger: è stupendo!


postato da Sily - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 09:36

A questo punto mi sembra utile postare questo link:

sergiodavanzo.blogspot.com/2009_06_01_archive.html

Ringrazio per i commenti


postato da Sergio Davanzo - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 09:48

Hai fatto bene a postare il link del tuo blog in blogger. Ciò che poteva sembrare, tutto sommato un quadro molto semplice, in realtà osservando la sua complessità si nota molto bene il tuo riferimento, nelle forme, alla "Sagrada Familia" del grande catalano. Mentre intuisco che la tua scelta dei colori  sia un tributo a quanto fatto da lui nel "Parco Guell". Molto bello se lo guardi nella sua interezza. Molto interessanti i particolari che hai messo in luce. Si respira la Catalogna. Un grande BRAVO!


postato da Dolores Lafuente - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 10:18

Dimenticavo. Molto belli quei filamenti bianchi alla base della "Sagrada Familia"...purtroppo si possono notare solamente aprendo il tuo link e non in questo frammento di ioArte.


postato da Dolores Lafuente - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 10:21

Gaudì non è solo un genio dell’archittetura, un simbolo della Spagna dell’ultimo secolo, “el Monarca” delle forme ma anche, a sua insaputa, l’inventore di atmosfere.

Gaudì si ritrova ad essere così il padre della fantascienza.
Antoni Gaudì operò in un momento in cui il gusto gotico del Medioevo era tornato in voga ma con piccole differenze che trovarono la loro evoluzione nel neogotico e infine nello Stile Liberty.

Detto questo entrambi gli stili si ritrovano nell’opera più “ambientalistica” di Gaudì: Parco Guell che come ogni opera dell’architetto, contiene anticipazione e novità di nuove correnti artistiche: in quest’opera riesce a far convivere neogotico e Liberty, i colori e l’austerità, intersecando la flora reale del parco con la riproduzione fantastica di animali in vetro colorato e frammenti di ceramica.

I colori forti e le forme arrotondate.
La struttura di parco Guell trova diretta rispondenza nell’organizzazione del tuo quadro di tributo. Incamera anche l’altezza l’austerità e la luce puramente simbolica della Sagrada Familia.

Il tuo tributo è meraviglioso! Hai colto le atmosfere, i colori, le forme e la "fantascienza" del Gaudì (naturalmente è indispensabile aprire il tuo link su Blogger).


postato da Alex Lavaroni - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 10:40

INUTILE!!!! - SEI UN MAESTRO!!!!-


postato da Skrikki - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 11:01

Barcellona è una città che amo. Ad ogni occasione possibile mi reco in Par Guell. Questa tua tela profuma di Gaudì.


postato da Mah...! - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 14:39

Sono stata a Barcellona circa nel 1990... avevo una vera febbre-per-Gaudì!!! La tua opera vista sul blog acquista 10 volte più effetto: hai fatto benissimo a mandare il link! (ho anche colto l'occasione  per iscrivermi tra i tuoi fan) il mio commento è uno solo: se Gaudì la vedesse sarebbe contento!!!


postato da Paolanatalia58 - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 18:40

Paolanatalia58 Grazie per entrambe le cose: la tua condivisione del mio blog in Blogger ed aver gradito questo lavoro.


postato da Sergio Davanzo - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 18:52

Bello soprattutto se visto in Blogger


postato da Erica - martedì 29 settembre 2009 alle ore 08:49

Si può definire "pittura" la luce che la nostra anima getta sulle cose.

You can define"Painting" the light that our soul throws on the things.

Usted puede definir "Pintura" la luz que nuestra alma echa sobre las cosas.


Si può definire “pittura” la luce che la nostra anima getta sulle cose.
Non ha alcuna importanza lo stile, il supporto utilizzato, il materiale adottato per farlo.
Ritengo superato ed irrisolto il dibattito sulla forma.
La base della pittura, a mio giudizio, non è il disegno. Nemmeno i pigmenti. Solamente la luce ed il suo opposto possono costituire i fondamenti della pittura di sempre. Storicamente, ed in assenza di altre tecniche, il disegno sembrava essere l’unico modo possibile per esprimere pittura. Da molto tempo, ormai, ci sono diverse forme d’arte che basano il loro fondamento sulla riproduzione della forma. A mio parere, la fotografia, il cinema, il fumetto, l’architettura, le vari applicazioni delle tecniche video e digitali, hanno svincolato, se non sollecitato la pittura a sdoganarsi dal ricorso alla forma in quanto tale. Sicuramente ci sono artisti che non possono evitare di esprimersi senza ricorrere al segno ed al disegno. Io, non appartengo a questa categoria, se non casualmente o per gioco. Non disprezzo chi continua a “disegnare pittura”. Non solo non lo ritengo indispensabile ma da evitare. Ricorrere al segno è limitativo e limitante.
Quindi il disegno è una forma possibile di arte in pittura, sicuramente non la sola.
I soggetti rappresentabili in pittura sono tutti quelli della tradizione ai quali se abbandoniamo la costrizione della forma ( come del resto in poesia abbiamo abbandonato la “rima”) se ne aggiungono molti altri quali ad esempio: emozioni, concetti, sogni, paure…Ritengo che, quale esempio, si possa disegnare una faccia umana che provi paura. Non la paura stessa, però. La paura, l’amore, l’amicizia, un’emozione non può avere forma. Ed ecco allora che è indispensabile il ricorso all’informale.
 

 


postato da Sergio Davanzo - martedì 29 settembre 2009 alle ore 10:07

bellissimo, soprattutto se osservato nel link di Blogger.


postato da Kube - sabato 03 ottobre 2009 alle ore 14:28

Molto molto bello se visto nella sua interezza ed esplorato nei particolari.


postato da Universo - sabato 03 ottobre 2009 alle ore 16:23

Grazie per il tuo voto. Ciao e buon lavoro.


postato da Erica Del Ponte - lunedì 05 ottobre 2009 alle ore 21:05

Grazie mille per la marea di voti che mi sono arrivati...

spettacolare anche i tuoi capolavori.

Buona serata collega.


postato da batterflay - venerdì 09 ottobre 2009 alle ore 20:32

stores.lulu.com/sergio1davanzo


postato da Sergio Davanzo - venerdì 09 ottobre 2009 alle ore 23:22

Superlativo sia nei particolari molto curati che nel suo insieme. Gaudì sarebbe felice.


postato da Profondità - sabato 10 ottobre 2009 alle ore 13:07

Io credo che non ci siano schemi fissi-

Il rapporto con le cose e gli avvenimenti che ci circondano con le sue proiezioni sul futuro, l'artista lo traduce secondo le proprie necessità. Quando anche la denuncia diventa una bufala solo per la visibilità o tendenza, l'artista dovrebbe osservare in primis, cosa realmente 'manca' al tessuto sociale e, se sono le forze primigenie quelle che sono venute a mancare, cerca il recupero attraverso alla propria sensibilità e non gliene può importar di meno delle correnti o la ricerca di tendenza.

Le ricerche le esegue sulla base della propria sensibilità ed esigenza. Sicuramente ha il coraggio anche di andare contro tendenza perché non è detto che quello che serviva in una certa epoca anche in termini di provocazione, possa servire in un'altra, dove tutto , anche la provocazione è diventata strumentale al profitto. Non ho mai visto artisti di popoli repressi esprimersi solo sulla denuncia , ma sicuramente più spesso attraverso il sogno o alle proprie esigenze interiori , unica forma di libertà ancora gestibile : il proprio mondo interiore e le proprie visioni da contrapporre ad un mondo a cui tutto questo è stato negato.

La vera trasgressività dell'artista contemporaneo è il recupero di se stesso e di tutto ciò si è fatto scempio, poetica compresa.

Va da sé che, forse oggi, gli artisti più credibili in toto rimangono i bambini con queste caratteristiche
e gli artisti 'out'.

I primi con un vissuto troppo corto per essere definiti tali in maniera completa e gli altri, emarginati in quanto veramente 'liberi' e quindi non commerciabili e strumentalizzabili, se mai schiavi solo delle loro ossessioni, ma sicuramente non, rispetto alla loro libertà espressiva

Io credo non ci siano confini nell'arte : purché sia arte .

Ognuno usa il veicolo espressivo che più gli è congeniale. Considerando che questo ioArte è interessante proprio per i quesiti che pone per i confronti che dovrebbero arricchire proprio per le diversità di pensiero e non certo per polemica sterile (sempre meglio chiarire nel virtuale:). Credo che, chi usa la materia proprio come "piacere" della materia nella sua fisicità e il "colore" come impasto proprio per ottenere determinate vibrazioni cromatiche, difficilmente userà mai un pantone digitale se la sua ricerca ed esigenza si esprime con quelle caratteristiche ...

Uno può darsi al digitale per altri aspetti altrettanto intriganti, ma sicuramente diversi. Come non credo che sia un 'espressione nuova né la pittura né il digitale anche perché quest'ultimo si usura più velocemente nei programmi che vengono sostituiti con la velocità della luce.

Per quanto riguarda le diverse culture ben vengano, ma ho il sospetto che una cultura che si sviluppa da noi o in Spagna, in America in Bielorussia, Russia o nella profonda Africa , per quanto si facciano contaminare ,non dobbiamo dimenticare che ognuna di loro ha radici profondamente diverse che non si possono sostituire o dimenticare.

 

Dovrebbe essere anche significativo , quanto ci portiamo dentro radici, gusti e quant'altro che ci influenzano nella scelta delle preferenze.
Di solito i lavori preferiti sono quelli che corrispondono ai nostri canoni estetici e di gusto personale, cosa che in arte non dovrebbe mai succedere.

In maniera istintiva può piacere di più un lavoro simile ai nostri gusti personali, ma l'arte potrebbe anche trovarsi in opere che come gusto non rientrano nelle nostre preferenze, ma sicuramente in canoni artistici. Ho la sensazione che questo sia uno sbaglio che facciamo un po' tutti....sia ' perché viene naturale e perché, a volte .dimostra anche quanto siamo presi da noi stessi, senza riuscire ad entrare umilmente nei lavori di altri.
Con tutto il pieno rispetto, per chi fà figurativo "classico"..secondo il mio modesto parere,il massimo per esprimere "il senso della vita, lo stato delle cose, il divenire dell'uomo, oggi", è l'informale, il materico, il figurativo "essenziale" ....usando la materia....tutta la materia,lo scarto, si può rappresentare, ...cosa meglio di un vecchio cartone ingiallito dal tempo, gettato per strada, indifferente a chiunque, può rappresentare la situazione di molti esseri umani del nostro pianeta..non importa se nell'opera non esiste una smorfia sul volto o le mani che sorreggono uno sguardo vuoto....basta vedere quei "rifiuti" per strada...per capire dove è arrivato l'uomo...in un mondo in cui tutto si può abbandonare, distuggere....tanto si "rifà"...no!, si stanno spengendo i valori, i sentimenti, che valgono più dell'oro, giallo o nero che sia....scusate se mi esprimo in questo modo, forse sembrerò arrogante, ma chi mi conosce dal vero...sa che non lo sono...sono solo sanguigno...sincero..."ignorante" artisticamente parlando...ma UOMO!! inteso naturalmente come essere umano...ciao a tutti


 


postato da Sergio Davanzo - martedì 13 ottobre 2009 alle ore 11:17

ECCELLENTE !!!


postato da Diego Totis - venerdì 16 ottobre 2009 alle ore 00:06

ottimo!!! ed anch'io condivido l'opinione di Totis


postato da Vanni - venerdì 16 ottobre 2009 alle ore 23:59

c'è tanto "cuore" in questa opera: Bravo!


postato da Berta - giovedì 29 ottobre 2009 alle ore 18:37

Grande opera soprattutto nella sua interezza visibile dal link postato.


postato da 8 - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 18:51

Ti ringrazio per il tuo commento "8".


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 18:57

His name is Sergio Davanzo. Strong in expressing his thoughts but tender in cuddling his dreams, he shows you unsuspected and unexpected aspects of his inner self. Sometimes he reveals them slowly, step by step; sometimes he shows them off abruptly, with a touch of challenging scoff. He paints. He paints because of an unsolved mixture of reasons. He paints because he needs to. Because he wants to. He paints to play. He paints because he has to paint.

Several of his works are the product of a deep need to communicate. The need to go beyond the limits of human words, beyond time and space, beyond conventional shapes with the aim of creating new and better ones, more intensely beautiful, giving thus voice to his inner and more complex thoughts.

Other works issue from Davanzo’s mere, instinctive wish to let himself go to the poetical evocation of images and feelings he has seen and lived. This inevitably pursues the connivance of his spectators, who can see and perceive his same sensations, deeply feel them and, by feeling, revive them. The result is an amazing range of ways and synaesthetical contaminations, both of colour and matter.

In Davanzo’s modus operandi often a single idea develops into a theme. It expands itself, defining autonomously its own leit motives. They are varied and widened, offered in their most flattering nuances. The original idea then swells to its utmost and, finally exhausted, it blows up. It is a definite resolution. Therefore Davanzo’s works, which follow a common vein until it is exhausted, can mainly be contextualized in groups. But, once he has finished with a vein of inspiration, sometimes the painter has already found in its ashes the beginning of several new ones. Sometimes he would rather wait before letting them catch his instinct and his paint-brush.

This is the process of painting for Sergio Davanzo. His subjects are various and different. He wants to tell as much as possible. The faces, the voices of past and present time, the places which have seen him growing both as a man and as an artist. His dog. His family. Those who have gone. Those who still have to come. A wrinkle on a forehead. The hissing of a lathe in a work shop. A minimal kaleidoscope of images, epiphanic moments which he fixes on his canvas. And which, if necessary, he moves, as he usually says “to the space”.

Certainly the imaginative titles he gives to his paintings are part of his seriocomic way of living and conceiving one’s necessities. They are delicious, often sharply ironic, and at first they astonish you, to let you eventually deal with a wake of reflection, whetting you as the back-taste of rum in a just baked cake, the recipe for which has been written and performed by Sergio Davanzo just for you.

Prof dott Maria Sole Politti
 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:40

"Le tele di Davanzo vibrano, si impongono con lo stridore delle pennellate, con le barricate cromatiche da cui fuoriescono filamenti elettrici che guizzano e avvolgono, creando una fitta e mutevole rete di energia. Nelle sue opere istinto e ragione rinunciano all'eterna lotta, per dar vita ad un dialogo serrato: il colore si tende nella spontaneità del gesto, si difende entro grumi di materia, si assottiglia ed incede leggero frammentandosi secondo ritmi musicali. Viene impastoiato, fatto fluire e nuovamente convogliato, cristallizzato e gocciolato, alleggerito e spinto oltre i confini del supporto per cercare nuove espressioni comunicative."

Prof. Lorella Coloni
 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:42

"Le tele di Davanzo vibrano, si impongono con lo stridore delle pennellate, con le barricate cromatiche da cui fuoriescono filamenti elettrici che guizzano e avvolgono, creando una fitta e mutevole rete di energia. Nelle sue opere istinto e ragione rinunciano all'eterna lotta, per dar vita ad un dialogo serrato: il colore si tende nella spontaneità del gesto, si difende entro grumi di materia, si assottiglia ed incede leggero frammentandosi secondo ritmi musicali. Viene impastoiato, fatto fluire e nuovamente convogliato, cristallizzato e gocciolato, alleggerito e spinto oltre i confini del supporto per cercare nuove espressioni comunicative."

Prof. Lorella Coloni
 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:43

C’è una prometeica forza nelle opere di Sergio Davanzo che riconduce, con la certezza del segno e lo schiaffo del colore, ad un confronto con la realtà che non conosce compromessi o debolezze.
L’artista non abbassa lo sguardo e davanti all’esistenza egli si assume il diritto di dichiarare la verità. Lo fa attraverso un linguaggio visivo essenziale, sintetico, corrosivo, violento, titanico, provocatore. Usa la titolazione dei suoi quadri come dei tazebao: sono verdetti che illuminano, parole che possono essere incipit quanto sentenza lapidaria su un argomento che la tela sintetizza in linee di immediata intuizione, con un uso dirompente dell’elemento cromatico, con tinte che acquistano voce. Davanzo riesce a far riecheggiare nel movimento dei suoi quadri le vibranti intensità del paradosso creativo, in bilico tra ragione e gesto puro ed istintivo, folgorazioni che sono rivelazioni e universalità
 

Prof Fabio Favretto
 


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:01

Io non mi definisco “pittore” ma scrittore di emozioni in pittura.
Io credo che si possa definire pittura “il fissare con i colori la luce che la nostra anima getta sulle cose”.

Questo lo hai detto tu!... ma se ti definiresti "un pittore" dove saresti, allora?


postato da Mabo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 01:04

Splendido lavoro di "tensione verso l'alto".


postato da Jo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 12:20

Splendida la tensione verso l'alto che si coglie in questo tuo dipinto!


postato da 8 - mercoledì 25 novembre 2009 alle ore 12:18

Le forme magmatiche del Gaudì e la sua tensione verso l'alto


postato da Gio4x4fra - martedì 30 novembre 2010 alle ore 13:09

Si può apprezzare bene in questo quadro le tensioni ed i colori del Gaudì.


postato da Berta - domenica 31 luglio 2011 alle ore 20:03

"linguaggio visivo essenziale, sintetico, corrosivo, violento, titanico, provocatore. "

Concordo & complimenti!


postato da Tina - sabato 20 agosto 2011 alle ore 20:13

 ottimo ottimo ottimo, un lavoro davvero eccellente...

ua sola pecca seconda me,

oltre alla descrizione dell' opera che sembra scritta per pochi...e non riesce a rendere giustizia alla tua bellissima opera...

la Sagrada familia è completamente priva di colori!!

quel quadro riprende molto di più Casa Vicens.. o sbaglio?


postato da Gro - lunedì 11 marzo 2013 alle ore 11:06

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Tutte le opere di Sergio Davanzo

  • Calendario 2013
  • Ho dato fondo (parziale)
  • feelings & feelings (frammento)
  • Omaggio ai tubisti
  • Strada di Bagdad con mimosa
  • Manhattan vista dal Bronx
  • volo radente
  • Tributo a Gaudì (frammento)(vedere il link postato nei commenti)
  • KRAKEN
  • Omaggio ai Tubisti (Pressfitting) alias "Quando Dio spartiva le tette...io ero in bagno..."
  • Non è la luce del Merisi...ma in tempi di crisi....
  • La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?)
  • Il futuro è roseo, il presente...un po' meno...
  • Vedo smerciare miele di vipera, agito braccia di carta che il vento disperde.
  • Omaggio ai Tubisti (Aisi 304)
  • Il Delinquente (Lulu.com Editore)
  • CROSSING (Lulu.com editore)
  • Pensavo fossi morto....
  • LA MAFIA E' SOLAMENTE UN INSETTO: PUOI SCHIACCIARLA!
  • Questa è una società che macina tutti i valori!
  • Ciao
  • Cattredale Unica nello Spazio
  • Calendario 2010 Gennaio
  • Calendario 2010 Marzo
  • Calendario 2010 Ottobre
  • Calendario 2010 Dicembre
  • Calendario 2010 (Lulu.com) http://www.lulu.com/product/calendario/2010-by-sergio-davanzo/5949551
  • AUGURI....& che s'inizi ad intravvedere...il positivo!
  • Acqua Sporca
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