Commenti sull'opera L'essere:

 “Delle volte raggiungiamo l’estremità della nostra anima, imperfetta.

Quelle volte ci fa paura scoprire quanto la sua forma sia fatta come non immaginavamo, e torniamo indietro, fingendo di non essere andati così in fondo, fingendo di non aver mai visto quello che ci fa più paura, la verità.

Ma non vediamo invece quello che davvero dovremmo, cioè lo splendore della sua diversa forma, che è ineguagliabile e appartiene solo a noi.

Così non ne ricordiamo il colore, poiché la paura ha sopraffatto tanto la vista e il cuore.

Allora ci chiediamo se dovremmo, magari, avvicinarci ancora a quell’estremità tanto temuta, ma quando questo avviene non la troviamo più, poiché ci ha preceduti ed è dietro di noi.

Questa volta l’incontro diventa insolito, ci smarriamo, come dei bambini la ammiriamo, incantati, scorgiamo il suo colore, e non ci intimorisce perché sappiamo che è il nostro volto, il nostro naso, la nostra bocca e finalmente comprendiamo di conoscerla.

La nostra anima, che tanto avevamo temuto, non è altro che la nostra essenza, ciò che davvero siamo, e non riusciamo ad  averne paura, poiché se questo accadesse dovremmo temere anche noi stessi.

In quell’istante, serbiamo il ricordo di averla sempre vista nei nostri occhi, di averla sempre avvertita attorno e dentro noi, ma forse la respingevamo, perché la conoscevamo come la verità, e ciò sorgeva immorale. Come è sempre la verità…Immorale.

Ed eravamo deboli.

Deboli e soli, persi da noi  stessi, e dalla paura di non essere allineati alla folla.

Senza accorgerci di esser divenuti anime senza volto, nella massa, folta e stolta. Forse.

E ora ci sentiamo forti per aver coraggiosamente cambiato il nostro aspetto e la guardiamo, l’anima,  dentro ricoprirsi del nostro odore e appartenerci, senza più paura alcuna,  la portiamo con noi, con una nuova cognizione.

Ci accorgiamo quindi di aver trovato ciò che cercavamo: Noi stessi.

Quelli che ci spaventavano di più, erano proprio i nostri errati volti, che ci sgridavano ed impaurivano.

Ora diventa improvvisamente colmo quel vuoto, che tanto forgiava il dolore,  e non siamo più soli e persi, né ricordiamo quando un tempo lo apparivamo.

Solo allora ci rendiamo conto quanto abbiamo perso, riconoscendo la nostra fortuna  per aver raggiunto la vera perfezione.

Perché la differenza di essere ci ha resi perfette creature.

Il buio non riflette più su i nostri occhi.

Finalmente”

Sonia


postato da Sonia La Licata - giovedì 03 novembre 2011 alle ore 15:21

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  • "Il cappello magico"
  • riproduzione di Sonia La Licata- Tamara de Lepicka
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