Il libro che non c'e'

Il libro che non c'e' Segnalato da Sergio Davanzo

Sergio Davanzo

Categoria: Conferenze

Data: 23 giugno 2011

Indirizzo: Piazza Sant'Antonio 12 Gorizia

Provincia: Gorizia

Orario di apertura: 19.00

Come arrivare: adiacente al "Giardino dei Vizi"

Sito internet: www.facebook.com/pages/Sergio-Davanzo-pittore/116372505041501#!/pages/evenTIAMO/199022020143382

Referente: sergio davanzo

Per informazioni: 3496494454

E-mail: sergio.davanzo46@gmail.com


Chi è Sergio Davanzo? Una semplice domanda di non altrettanto facile risposta! Uno scrittore? Un poeta? Un pittore? Un guarantee engeneer? Un viaggiatore? Forse tutte queste cose insieme e molte altre, grazie alle quali egli riesce a ben coniugare, nei propri scritti e nelle proprie opere, aspetti storici, di vita personale, emozioni e riflessioni basati sulla propria esperienza.
Sergio Davanzo nasce a Monfalcone il 12/3/1946, vive la sua infanzia e tuttora risiede, come lui tiene a specificare, a Panzano, la città dei Cantieri, il luogo da cui prendono forma i suoi racconti, le storie di vita quotidiana, dove la vita semplice di tutti i giorni è scandita dai ritmi del cantiere stesso. Panzano, come precisa lo scrittore, è una realtà non solo industriale ma in cui il Cantiere ha caratterizzato, specie nel recente passato, tutti gli aspetti della quotidianità e della cultura di chi vi risiedeva. Ha fatto da sfondo alle diverse generazioni che si sono succedute, ne ha dettato regole e schemi, segnando in maniera differente la vita di genitori e figli, di impiegati, operai, capi e semplici cittadini.

Inizia presto l’esperienza di Sergio con la scrittura. Nel ’77 viene pubblicata la raccolta di poesie “Per altri vari” scritte assieme ad altri suoi 3 colleghi del Cantiere navale di Monfalcone. Un’opera dai toni forti che trasmette la rabbia e la delusione di una generazione, che denuncia la condizione, in un preciso contesto storico-politico, del mondo operaio all’interno dello stabilimento. Sarà un successo senza precedenti che porterà lo scrittore agli onori della ribalta. E’, questa, la prima opera interamente dedicata alla poesia che sia stata pubblicata nel territorio e questo ha fatto sì che molte porte venissero aperte a coloro che aveva intenzione di seguire questa strada.
Ma Sergio, contrariamente a quanto siamo abituati a vedere ai giorni nostri, non è un tipo che ama le luci dei riflettori. Egli, nonostante il grande successo ottenuto con le sue poesie, continua a lavorare e a condurre un’esistenza semplice. Il suo posto è in Cantiere: un pezzo di storia importante nella vita di Sergio, una certezza per lui e soprattutto per le precedenti generazioni della sua famiglia che in cantiere hanno lavorato e grazie al quale hanno mantenuto i propri figli; è l’inizio di un viaggio, quel viaggio non solo fisico ma anche interiore, che continua ancora oggi e che, come dice lui, non può essere considerato ancora a 360° bensì a 270°, perchè c’è ancora molto da dire e da scoprire, da vivere e da raccontare. Il percorso non è ancora finito. Lui si definisce un viaggiatore, mai un turista, anche se il turista potrebbe farlo eccome! Ma è forse grazie a questa sottile quanto straordinaria peculiarità che egli riuscirà ad osservare, vivere e descrivere le varie situazioni, i luoghi e le persone che incontrerà girando il mondo, dando vita a pensieri, emozioni e perplessità che lo accompagneranno durante tutti i suoi viaggi.
Sarà il Cantiere che darà a Sergio, attraverso la sua attività di guarantee engineer, l’opportunità di viaggiare, di scoprire il mondo a bordo delle navi da crociera, di esplorare e riflettere, di dare inizio a nuovi percorsi fuori e dentro se stesso. E’ ciò che emerge da Crossing, il suo primo racconto autobiografico, dove due mondi tanto diversi (quello dei pax e quello dei crew) vengono vissuti dall’autore in modo quasi ambivalente. Pochi possono dire di aver conosciuto in profondità queste due realtà tanto differenti quanto intersecate tra loro. Sergio sicuramente è uno di quei pochi che può parlare con cognizione di causa.
Toccherà le coste di vari paesi del mondo a bordo delle navi, si fermerà in terre lontane e verrà a contatto con culture diverse. Girerà tutto l’emisfero nord solcando l’Oceano Pacifico, quell’Oceano che, come scriverà più volte, è troppo grande per non poter contenere anche le sue piccole cose. Qui Davanzo fa riferimento ai suoi progetti e nonostante le crociere siano molto lunghe, egli tornerà sempre a terra portandosi dentro le proprie riflessioni. Sarà durante queste traversate (Davanzo ha all’attivo una cinquantina di crociere) che raccoglierà i suoi appunti di viaggio, momenti di osservazione e riflessione in cui egli riesce a mettere nero su bianco le proprie emozioni del momento e i propri ricordi del passato, come se si trattasse di un tutt’uno simultaneo. “Las flores de la pasion”, il suo più recente scritto, è un esempio perfetto di questo poutpurri di immagini, colori e ricordi, tutti slegati tra loro e senza apparente legame, ma il cui filo conduttore è l’autore stesso.

E’ sempre il Cantiere a fare da sfondo ai racconti di Davanzo ne Il Delinquente, il suo secondo romanzo, anch’esso autobiografico: uno spaccato di vita che va dal ’46 al ’60 e che vede il protagonista, un bambino in quegli anni, descrivere in modo semplice ma coinvolgente la quotidianità vissuta nel quartiere operaio. C’è il Cantiere infatti quando parla della gerarchia tra la villa vicino al tennis - la casa degli impiegati - e la casa del capo officina a Panzano; c’è il cantiere quando nel racconto prendono forma i personaggi dei vicini, degli amici, del maestro, dei compagni di scuola. E’ dal cantiere che la vita del protagonista viene in un certo senso ritmata. “A Panzano o eri impiegato o eri operaio.Aandavi alla Vela o in Canottiera. Andavi in chiesa o eri comunista. Andavi a scuola o andavi a lavorare. Facevi sport o contrabbando. Comperavi gli alimentari in “Consumo operaio” o nelle botteghe. Anche nei giochi di gruppo dei ragazzi o eri guardia o eri ladro. Andavi in “colonia” da solo o in ferie con i tuoi. Andavi al bagno a Sistiana in corriera con la mamma o alle Giarrette in bicicletta da solo”. Questa è l’immagine chiara e nitida che Davanzo riesce con molta semplicità a trasmettere ai suoi lettori. Una realtà che appare distante da ciò che vediamo oggi pur essendo legata ad un tempo non lontano rispetto ai giorni nostri.
Ed è proprio attraverso le pagine de Il Delinquente che Sergio riesce a darne la dimensione, esplorando luoghi, descrivendo persone, abitudini, sogni e difficoltà. E’ lui quel bambino che con un linguaggio semplice esprime ciò che vede e ciò che sente in questa realtà, quel bambino che, a suo dire, ha avuto la fortuna di incontrare sulla propria strada personaggi del calibro di Silvio Domini e Tranquillo Marangoni, due “maestri” che hanno caratterizzato, con la loro presenza, i primi anni della sua infanzia e che hanno favorito la sua apertura mentale nei confronti del mondo e dell’arte in particolare.
E parlando di arte, come non ricordare tutte le opere di Sergio Davanzo! Quelle tele, quelle forme, quei colori che meglio delle parole riescono ad esprimere i pensieri più profondi e complessi di questo artista. Solo macchie le definisce lui, eppure ciò che dipinge ti lascia a volte stupefatto, altre interdetto, altre ancora affascinato. Ma la sua pittura racchiude qualcosa di ben più importante: è lui stesso, con i suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue provocazioni che trovano nelle tonalità e nel contrasto la propria espressione migliore. I suoi soggetti sono tanti e diversi; le voci del passato e del presente che si fondono, così come volti, persone, suoni, riverberi... Che dire di Coffee time o di Acqua sporca, solo per citarne alcune tra le più recenti. Solo macchie di caffè direbbe qualcuno riferendosi alla prima. Soltanto schizzi di grigio affermerebbe qualcun’altro osservando la seconda. Eppure ci sta un mondo lì dietro. O forse sarebbe meglio dire lì dentro, perchè quelle macchie e quegli schizzi hanno una loro essenza profonda. C’è Davanzo lì dentro, ciò che osserva, ciò che sente, ciò che vede di questa società, che” macina tutti i valori” e che non riesce a dedicare alle discussioni serie un tempo che sia maggiore di quello necessario ad una pausa caffè.
E poi l’omaggio ai tubisti, il tributo a Gaudì e a Jackson Pollock, Lenzuola al vento, Spots only, Jazz & emotions.... 1200 tele esposte in decine di mostre in Italia – anche alla Biennale di Venezia – e all’estero.
Tutto questo e molto altro è Sergio Davanzo, la sua arte, le sue opere, ma soprattutto i suoi pensieri e le sue riflessioni. Un personaggio che a definirlo eclettico si rischia di peccare di omissione! E da qui, forse, dalla sua poliedricità ma anche e soprattutto dalla sua sorprendente semplicità, si riuscirà in qualche modo a tirare le fila per comprendere il libro che non c’è!
 

Manuela Visintin



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