Marino Marini - Opera grafica

Marino Marini - Opera grafica Categoria: Mostre

Data: dal 17 gennaio 2009 al 04 febbraio 2009

Indirizzo: piazza stella 5

Provincia: Genova

Orario di apertura: dalle 16 alle 19

Sito internet: www.satura.it

Referente: mario napoli

Per informazioni: 0102468284

E-mail: info@satura.it


sabato 17 gennaio 2009 ore 17:00
sala colonna - inaugurazione
 
MARINO MARINI
 
opere grafiche
 
a cura di Mario Napoli
 
aperta fino al 4 febbraio 2009
dal martedì al sabato ore 16:00 – 19:00
chiuso lunedì e festivo
 
Genova, SATURA associazione culturale
 
 
Con le sue prime prove nell’incisione, databili all’inizio degli anni Venti, dimostrò “di non essere facilmente suggestionabile dai clamori estetici che gli si levavano intorno; queste immagini testimoniano come egli non fosse minimamente influenzato dagli echi futuristi e cubisti che pure, a Firenze, avevano avuto e ancora avevano un discreto pubblico di sostenitori. In compenso, queste prime opere mostrano invece una certa ispirazione d’ascendenza secessionista, con l’inclinazione ad enfatizzare la forma, dandole rilievo e plasticità. Dagli anni Cinquanta – prosegue la nota che introduce la sezione disegni e incisioni che costituisce un corpo significativo della collezione del Museo Marino Marini di Firenze – in concomitanza con la ripresa della pittura, Marino introduce il colore nella sua grafica, e in particolar modo nelle litografie. Intorno al tema del cavaliere ruota anche l’attività grafica dell’artista, che tuttavia riprende, rinnova e rifonde tutte le altre immagini del suo repertorio: le Pomone, gli acrobati, i giocolieri, le danzatrici, i personaggi del circo e del teatro, e ancora altri cavalli e cavalieri. Insieme con la logica consequenziale della visione tragica, sembra convivere in Marini e nella sua vitalità, un irrinunciabile sentimento di fiducia; di ciò sino alla fine, fino alla soglia della sua morte, vi è una splendida e lancinante teoria di fogli, di incisioni e litografie, che giungono sino al 1980”.
 
Enzo Carli, nell’introduzione al catalogo di Marino Acquaforti 1914-1970 (Graphis-Toninelli), delineando efficacemente il quadro dell’imagerie mariniano, scrive che “colpisce nelle incisioni di Marino quella capacità di porsi, per così dire, in presa diretta con i suoi soggetti, o meglio – poiché si tratta di situazioni e di temi rielaborati e trasfigurati dalla fantasia – con l’emozione che il loro affacciarsi alla memoria suscita e inesaustamente rinnova: un’emozione che insorge dal profondo, da uno stadio che vorrei dir primordiale della conoscenza e che viene provocata dall’intensità di un gesto, dalla rivelazione di una forma o più forme che erompono nello spazio o in questo, ma più di rado, saldamente s’accampano e stanno, da un conflitto di forze, da un balenare di luci e d’ombre, o anche, semplicemente, da un ordito lineare o da un nudo profilo che si caricano di un possente, germinante significato espressivo che investe e sommuove tutta la sensibilità dell’artista”.
 
Un conflitto di forze, appunto che investe ciclicamente le varie tematiche mariniane di cui questa mostra – con cui Satura intende dare particolare rilievo all’attività incisoria di Marino Marini per il valore che questa tecnica riveste nella produzione creativa e sperimentale dell’artista – presenta una selezionatissima e calibrata “campionatura”.
 
 
 
MARINO MARINI
Pistoia 1901 - Viareggio (LU) 1980
 
Frequenta a Firenze l’Accademia di Belle Arti, allievo di Galileo Chini e di Domenico Trentacoste, scultore, questi, sensibile alle correnti artistiche straniere e in particolare alla lezione di Rodin. Inizialmente si dedica soprattutto al disegno ed alla pittura di stampo naturalista, modellando tuttavia alcuni ritratti che già si allontanano dallo stile celebrativo ed elegiaco allora in auge, e che precedono di pochi anni quel Cieco (1928) con cui Marino inaugura il suo vero curriculum di scultore; dell’anno successivo è invece Il Popolo, terracotta in cui si riscontra un addensamento di temi che poi saranno costanti, che esibisce come referenze culturali i sarcofaghi etruschi di Cerveteri, Chiusi e Cere. Sempre nel 1929 è chiamato da Arturo Martini a succedergli nell’insegnamento alla Scuola d’Arte di Monza (cattedra di scultura che Marino lascia nel 1940 per assumere quella all’Accademia di Brera a Milano). Compie un primo soggiorno a Parigi dove si interessa alle opere di Rodin e Maillol, conosce Picasso, Lipchitz, Braque, Laurens, nonché de Pisis, de Chirico e Campigli. Espone con gli artisti di Novecento (Milano e Nizza 1929; Helsinki 1930; Stoccolma 1931). Nel 1931 partecipa alla I Quadriennale di Roma, esperienza che ripete nel 1935 ricevendo il Primo Premio per la scultura.  Durante questi anni Marino continua ad attingere alla tradizione arcaica ed antica reinventandola in chiave drammaticamente espressionista, circoscrivendo via via la propria ricerca artistica a due tematiche essenziali: il Cavaliere e la Pomona (pur non escludendo, successivamente, modelli “gotici” o cinesi). Nel 1938, anno del suo matrimonio con Mercedes Pedrazzini, espone alla Biennale di Venezia una serie di ritratti che si richiamano alla componente culturale dell’arte egizia o di certa ritrattistica romana, e che esprimono la vita autonoma di forme costruite con notevole solidità. Negli anni a seguire Marino si volge ad opere più compatte che si inseriscono nell’ambito della sua tematica formata essenzialmente ai nudi femminili, ai ritratti ed ai cavalieri, temi che percorrono tutta la sua produzione a partire dal 1926, e si dedica prevalentemente alla pittura, tante volte presente nelle sue sculture, linguaggio con cui, assieme all’incisione, l’artista dà forma ad immagini di altrettanta alta espressione.
Alla fine degli anni Quaranta, continuando ad operare lontano dalla retorica novecentista, si volge in direzione di una maggiore tensione dinamica. Durante il secondo conflitto mondiale vive in Svizzera, dove conosce Giacometti, Wotruba, la Richier, Haller e Banninger, ed entra in contatto con le realtà artistiche più avanzate in Europa. Terminata la guerra Marino torna a Milano, dove riapre lo studio e riprende l'insegnamento a Brera. Nel 1948 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale; incontra Henry Moore, con il quale stringe un'amicizia particolarmente importante per la sua produzione artistica, e Curt Valentin, mercante che lo fa conoscere sul mercato europeo e statunitense. Durante il soggiorno americano Marino conosce Arp, Feininger, Calder, Dalí, Tanguy. Si intensificano le esposizioni e i riconoscimenti ufficiali in ambito internazionale a partire dalla personale a New York nel 1950, al monumento equestre commissionato dalla municipalità dell'Aia nel 1958-59, alle mostre di Zurigo (1962), Roma (1966) e l’esposizione itinerante in Giappone (1978). A partire dagli anni Settanta prendono forma realtà museali a lui dedicate. Nel 1973 a Milano si inaugura il Museo Marino Marini nella Civica Galleria d'Arte Moderna. Nel 1976 la Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera gli dedica una sala permanente. Nel 1979 si inaugura a Pistoia il Centro di Documentazione dell'Opera di Marino Marini, che dal 1989 viene collocato nel restaurato Convento del Tau. Marino muore a Viareggio nel 1980. Nel 1988, si inaugura il Museo Marino Marini di Firenze, a seguito di una donazione di opere fatta dall’artista stesso al capoluogo toscano.
 
 
Con preghiera di pubblicazione e/o divulgazione.


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