Oniricon new visual

Segnalato da G.freni

G.freni

Categoria: Mostre

Data: dal 28 gennaio 2016 al 28 marzo 2016

Indirizzo: via Palermo, 140 Pescara

Provincia: Pescara

Orario di apertura: 18.00

Referente: Giuseppina Freni


 Le ricerche estetiche di Rinascenza Contemporanea attraverso il ciclo Inumanistico hanno attraversato le regioni superficiali della dimensione cosciente dell’Io sino a penetrare progressivamente nel Super – Io in cui i paradossi di un’educazione storicizzata hanno condizionato l’Essere nei suoi rapporti con la sfera intima. Entrando sempre più in profondità questa trasposizione verso l’Es puro ci siamo calati nella sfera del sogno in cui i dati irrisolti della psiche che sono andati progressivamente accumulandosi nel baratro della rimozione sono tornati in superficie sino a costituire nuovi slanci dell’Ego conscio finalmente di sé stesso. La mostra che chiude questo slancio emozionale nei meccanismi superegotici si intitola ONIRICON. New Visual, ed ha come protagonista assoluta l’artista Giuseppina Freni. 
Sappiamo di Lei che ha iniziato a dipingere nella propria spontaneità discorsiva già all’età di nove anni in una trattoria nei pressi di Catania ove conobbe il maestro Renato Guttuso. Ricorda la nostra artista che il Maestro vedendo il suo giovane talento: “ …dopo aver mangiato, si diresse verso la macchina, aprì il cofano e tirò fuori un cavalletto da campagna ed una valigetta di colori”. Poi aggiunge: “…da allora non ho mai smesso di dipingere ottenendo riconoscimenti di pregio!”.
Così è stato. Ha vinto in Italia più di una decina di concorsi tra cui anche il Leone d’Oro di Venezia nel ’90, ha esposto a Viareggio nel ‘94 nella Galleria d’Arte 2000, ha vinto il terzo premio internazionale a Nizza sino alla laurea ad honoris causa dell’Accademia di Santa Sara di Alessandria che le ha pubblicato su Modern Art la sua biografia od il primo premio della critica italiana oltre che numerose mostre di cui personali a Palermo e Londra.
La nostra Artista è fautrice di nuove visualità. L’esperienza pittorica dell’artista siciliana trapiantata oramai da tempo sulle rive del mar Ligure determina un senso di trasporto estatico che affonda le proprie radici nel senso intimo di ciò che rappresenta attraverso la figura realistica.
Parliamo di un realismo appunto, che proietta la concretezza nella posa del soggetto correlata all’ambiente di riferimento in cui si delineano i diversi personaggi intrisi di un’ironia critica a volte disorientante.
L’aspetto cromatico viene così assorbito dall’espressione formale in un tutto armonico progressivo.
L’amore che nutre per l’arte diviene capacità esecutiva e trova nel supporto terreno fertile per decantare le significazioni così come le atmosfere che colpiscono la sua fantasia realizzativa. Una fantasia in continua trasformazione che non si accontenta solo di divenire autonomamente ma di condividere con il pubblico queste sensazioni eternizzanti.
Parliamo proprio di un fantasismo descrittivo che consente all’artista di immergersi nei particolari senza trascurare la vista d’assieme, nel senso compiuto d’una coralità che annunzia la propria visione del mondo partendo dal presupposto che ognuno di noi sia una parte essenziale per il tutto e che questo abbia assoluta necessità di ogni sua minuscola componente. Questa tipologia di identificazione con le cose giunge nelle terre incognite della psiche che avvia un processo di cristallizzazione verso lo spazio ed il tempo di riferimento. Ecco allora in atto concetti di spersonalizzazione, di straniamento o di impersonalità si connaturano in una forma di coralità che si amalgama in agglomerati di ricerca estetica.
Ecco allora il senso di coralità offerto da opere come La città della Musica, come del Ballo d’Autunno o Come in una Fiaba, in cui la trasposizione volutamente grottesca dei personaggi spersonalizzati viene connessa all’espressione corporea, ai singoli gesti, ai minimi atteggiamenti correlati allo spazio circostante inteso come la quinta di un palcoscenico assoluto. L’assieme delle singole parti agisce come un corpo unitario e dalla pluralità si arriva alle infinite possibilità di un essere solo, puro, assoluto.
Il senso di spersonalizzazione infatti, parte da questi palcoscenici metafisici inducendo così lo spettatore a sentirsene parte effettiva assorbito centrifugamente nel vortice delle relazioni psichiche sino a cadere nello straniamento assoluto, nell’impersonalità totale in cui è possibile essere come non essere più, far parte di un equilibrio preesistente come starne ai margini, vivere attivamente per mezzo della passività. Paradossi intellettivi mossi da un desiderio stilistico di sondare le vie dell’imperturbabilità in cui l’Ego sembra consumarsi.
E’ come se la Freni intendesse l’arte come uno specchio sul mondo attraverso il mondo filtrandolo attraverso la propria sensibilità artistica. E per questo decidesse di spegnere i riflettori sul proprio Io e condensare le atmosfere, le sensazioni ed i sentimenti in un tutto armonico capace di filtrare e restituire come uno specchio riflettente i suoni e le forze materiali provenienti dall’esterno. I questo processo di rinvii, la smaterializzazione dell’Io si proietta verso il palcoscenico del mondo in cui i fantocci svuotati di corpi anonimi si coagulano in agglomerati collettivi.
La perdita dell’Io e la sua repentina caduta nel qualunquismo contemporaneo riducono l’uomo a maschera perenne, assorbita da un ruolo di riferimento, a numero vuoto. I valori dettati dall’educazione divengono intrecci formali in cui l’uomo non ha scampo. In questa prigionia del colore nella forma così come dello spirito nella carne divengono i pilastri sui cui edificare il discorso pittorico della Freni ed il sogno diviene l’unica possibilità per lo schiavo di trovare la via della salvezza.
Le sue composizioni decantano il mondo ideale in cui viviamo rendendo grottesche le espressioni conviviali, abituali ovvero relegate dall’impoverimento collettivo della normalità chiamata convenzione.
La Freni comunica con la psiche di chi si ferma davvero ad osservare i suoi lavori: lo blocca, lo cristallizza, lo immerge in questi spechi riflettenti e lo rigetta nel mondo dal quale lo aveva per un attimo estrapolato, facendogli capire che la realtà di riferimento è solo il sogno di un sogno che sta ancora sognando. Il momento del risveglio così corrisponde alla consapevolezza di essere immersi in un altro sogno.



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