Quinta edizione openartmarket

Segnalato da Antonietta Campilongo

Antonietta Campilongo

Categoria: Mostre

Data: dal 13 ottobre 2012 al 13 novembre 2012

Indirizzo: Via Assisi, 31

Provincia: Roma

Orario di apertura: dal lunedì al venerdì – 10.00 – 19.00 – sabato 10.00 – 16.00

Come arrivare: in tempo

Sito internet: www.openartmarket.it

Referente: Antonietta Campilongo

Per informazioni: 3394394399

E-mail: anto.camp@fastwebnet.it


Quinta edizione  openARTmarketL’arte contemporanea tra  promozione culturale e mercato  – Opere da 49 a 999 €uro

Concept a cura di Antonietta Campilongo

Catalogo edito da Gangemi Editore

Testo di Nino Piacentini

Genere: Arte contemporanea

Organizzazione – Ufficio Stampa: nwart

Presentazione catalogo giovedì 4 ottobre presso sede Gangemi Editore,  via Giulia,  142 - Roma

Periodo esposizione: dal 13 ottobre  al 13 novembre 2012

Sede: Fonderia delle Arti

Indirizzo: Via Assisi, 31

Città: 00181 Roma

Orario di apertura – dal lunedì al venerdì – 10.00 – 19.00 – sabato 10.00 – 16.00

Ingresso: tessera 2 euro

Vernissage: sabato 13 ottobre 2012  ore 18.00

Performance: Artisti Innocenti

 

CONCERTO PER TAMBURI

Al concerto di quadri il pubblico suona!

 

Tamburo Petra Arndt, Tamburo Vincenzo De Luca, Tamburo Daniela De Paulis,

Tamburo Giovanni Lauricella,Tamburo Branco Ottavi Anelli, Tamburo Rita Mandolini, Tamburo Carlo Massaccesi,Tamburo Andrea Montesi, Tamburo Armando Moreschi,

Tamburo Nino Piacentini, Tamburo , Tamburo Francesca Saracino, Tamburo Lea Walter.

 

Artisti:

 

Stefano Azzena, Rosella Barretta, Marco Bettio, Elisa Braconi, Agnese Bruno, Nello Bruno, Antonietta Campilongo, Adriana Cappelli, Flavio Casciotti, Cristina Castellani, Antonella Catini, Massimiliano Doria, Ecocentriche (Annarita Mameli, Violetta Canitano), Daniela Foschi,  MaquillageArt (Beppe Ligorio), Luciano Lombardi, Davide Mastrullo d1, Alessandra Marè, Lucia Nicolai, Claudia Rivelli, Angela Scappaticci, Antonella Spanò.

 

 

Info:

www.openartmarket.it

www.fonderiadellearti.com

www.nwart.it

www.campilongo.it

anto.camp@fastwebnet.it

                     Tel.  339 4394399  - 06 7842112

 

GIUSTA e PARI                                          

di Nino Piacentini

 

Si vorrebbe capire se l’arte attiene davvero al sublime per cui sublimemente vada non solo trattata ma anche pagata, senza affatto tener conto di cifre (almeno dei decimali).

I vedenti, o insomma gli spettatori appassionati d’arte, a tratti abbagliati da tale sole estetico, da non poter essere distratti dai numeri, i quali non potrebbero nella loro limitatezza mai collimare con l’opra (anche perché forse le cifre non le competerebbero neanche), i vedenti, si diceva, potrebbero desiderare l’arte ed ottenerla ad ogni costo, come dei veri Cardinal Borghese disposti a tutto.

 

Col mercato si pretende (riuscendovi) di unire l’impalpabilità con la vile materia, lo spirito con il denaro. Dove il sublime dell’arte si muove sulle ruote del commercio, essendo quest’ultimo non proprio leggiadro ma fumante, a quanto pare. L’alchimia di unire lo spirito e gli spiccioli, pochi o tanti che siano, è un segreto da iniziati.

 

Si dirà però che anche l’arte è fatta di materie e fasi putrescenti, di setacciamenti e disseccamenti. Che l’artista contemporaneo ci suda su. Che il raggelamento delle cose d’arte avviene lontano dalle fucine degli Artisti Vulcani, riuscendo a stemperare e smorzare quegli spasmi ribollenti solo i mercati dove si prospettano scambi fruttuosi e vendite audaci.

Al confronto, un controllo parsimonioso della produzione artistica, a misura di un mercato pensato con gestione a scala umana, sembra troppo buonista o ingenuo. Fa tanto preraffaellita… E forse è così: il bene è semplice e sembra banale, se è vero che siamo attratti maggiormente dalla furbizia, dalle complicazioni e dall’osceno.

 

Gli eccelsi artisti (tranne qualche Gonzalez-Torres, per dire) non possono rapportarsi a questioni meramente economiche, ma ben le controllano per averle previste nella loro attività. Moralità, Etica ed Utopia si spendono e, in genere, valgono per l’oggetto dipinto, mentre non sembrano appieno necessarie nei contratti, negli scambi di merci e nella relazione con gli altri, cioè nei rapporti umani (“Ovvia, gli artisti possono essere cinici…”).

        

Meschini gli artisti che cedono il proprio lavoro e che ne sanno il destino.

O invece no: essi apprezzano che il percorso di ogni loro opera compiuta possa essere lungo e aperto, mentre auspicano che quello della pecunia verso di loro sia breve e diretto (se lo augurano in silenzio).

 

Da artisti si aliena per un tot l’opera, disposta in bella vista, come potrebbero ugualmente stare delle altre, affinché essa sia scelta, o meglio “adottata”, da un visitatore di mostre, un apprezzatore specifico, che confronti i lavori presenti e ne prediliga uno, lo salvi. Questo è il modo per dar valore al ruolo dello spettatore, al suo spirito critico, alla sua possibilità di confrontare e di portar via (se lo può, lontano e per sempre) l’oggetto del desiderio, quell’opera viva che non smette di irradiare raggi ammalianti.

 

In questo contesto, e così, interviene a modificare le consuetudini OPEN ART MARKET che sembra idealmente stampigliare sul retro dei lavori il marchio d’appartenenza ad un “circuito sensibile e critico”, un circuito di coscienza e di rapporti rifondati (non nostalgici) come si riscontrano sporadicamente. Se non fosse che la crisi globale spinge ad affondare il passo avanti con cautela (dove la vecchia spavalderia d’esploratore, di pioniere, di cercatore d’oro?), non arrischiandosi febbrilmente verso il futuro.  Oggi essere guardinghi si impone.  La misura, se non colma, deve essere almeno precisa, anzi GIUSTA.  

 

Si provi, per curiosità di verifica, ma senza intento ironico, ad applicare gli articoli della Costituzione Italiana alle arti perché in essa anche loro sono espresse e contenute. La condizione che attiene all’Artistico risulterà di inusitata fierezza e vera sostanza. Condizione che raramente si riscontra nei fatti delle arti o che forse è troppo oneroso aspettarsi da chiunque.  Scavando ci si trova purtroppo dentro la buca, pericolosamente. Sempre che non si sappia lavorare con la dovuta accortezza.

 

Dunque col titolo del presente progetto espositivo si vuol “Aprire l'arte al mercato”, un mercato (anche) minimo, misurato, addomesticato. Diverso dal mostro incontrollabile di cui non si dominano (si ignorano o si rifiutano) le strategie e il sistema.

OPEN ART MARKET è un titolo che funge da auspicio reiterato. In tempi tanto avversi, un auspicio di resistenza, intento di inalterata professione, di professionalità, che tiene in conto la nostra pochezza e volontà di coscienza. Coscienza di chi si avventura a cercare in tempi globali una possibilità di coesistenza con l’inavvicinabile gigante, salvaguardando incolumità e salute. In prospettiva di una tangibilità, di un vero contatto, di una misura, che vogliono far avvicinare due individui: l’artista con l’estimatore, in un primo incontro tra PARI.



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