Sei mostre satura

Categoria: Mostre

Data: dal 15 marzo 2008 al 02 aprile 2008

Indirizzo: Associzione cultrale satura

Provincia: Genova

Orario di apertura: 16:30/19:00

Referente: mario napoli

Per informazioni: 0102468284

E-mail: info@satura.it


SATURA associazione culturale   centro per la promozione e la diffusione delle arti

piazza Stella 5/1, 16123 Genova tel/fax: 010.246.82.84 // 010.66.29.17 cell. 338.291.62.43

e-mail: info@satura.it   http:// www.satura.it

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

 

 

sabato 15 marzo 2008 ore 17:00

Palazzo  Stella - inaugurazione

 

 

< LUCIDINERO >

mostra personale di Giuliano Crepaldi

a cura di Maura Ghiselli

 

 

< LA MUSICALITA’ TRA FORME E CROMIE >

mostra personale di Concetta Pisano, Lorenza Roncallo, Lia Sanna

 a cura di Gianni Dacconi

 

 

< PSSAGGIO TRA DUE MONDI >

mostra personale di Sabrina Di Giacomo

 a cura di Erica Viancini

 

 

< UMANO TROPPO UMANO >

mostra personale di Paola Mineo

 a cura di Alessandro Castiglioni

 

 

< SCULTURA inSATURA >

mostra collettiva di scultura

a cura di Mario Napoli

 

 

< PASSAGGI >

mostra personale di Renate Schumacher

 a cura di Erica Viancini

 

 

aperta fino al 2 aprile 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

 


 

 

< LUCIDINERO >

mostra personale di Giuliano Crepaldi

a cura di Maura Ghiselli

 

 

“Illuminare la profondità del cuore umano è il compito dell’artista”

SCHUMANN

 

“Il pittore è l’uomo che sa disegnare e dipingere tutto”

TOLSTOJ

 

 

L’astrazione dei quadri di Crepaldi, compensa l’assenza dell’elemento figurativo, comunicando con l’osservatore essenzialmente attraverso due forti poetiche di base: l’incisività del gesto pittorico, ovvero, la “voce” emessa tramite l’uso determinato del pennello e del colore sulla tela, e la profondità spaziale, che apporta una terza dimensione al quadro mediante l’utilizzo di siliconi gommosi a formare un palpabile cratere, che diventa gioco-forza il soggetto “reale” della sua pittura astratta.

Crepaldi ci parla, quindi, per mezzo della modulazione del tratto e della materializzazione dello spazio, il quale, a sua volta,  è, al medesimo tempo, anche smaterializzato dall’assenza di un soggetto.

Immagini astratte, che molto devono anche al gusto estetico e stilistico di Crepaldi, il quale agisce facendo interagire tra loro un ricercato studio tra i diversi equilibri compositivi e una buona dose di spontanea, pur se non ingenua, casualità.

Elemento fondamentale di questo lavoro è proprio l’opposta ma armonica convivenza fra casualità e volontà, fra ciò che diventa immagine per coincidenze dovute a gocciolamenti, sovrapposizioni cromatiche e materiche e ciò che è fortemente voluto dal pittore, il contrasto cromatico ricercato esattamente dove appare all’interno della tela, gli inserti gommosi, i colpi di luce.

Una mano guidata dalla mente, ma anche da un gesto libero, svincolato dalla necessità di dare un significato visivo alla rappresentazione pittorica.

In questo modo, Crepaldi, trasmette all’osservatore immagini e forme astratte, che trovano una loro contestualizzazione  proprio all’interno di una percezione totalmente soggettiva dell’occhio che le sta guardando, di chi davanti al quadro viene immerso in un’atmosfera, parallela a quella reale, una “Stimmung”, come disse in un famoso saggio Vassily Kandinsky…”e se queste forme sono veramente arte raggiungono lo scopo e diventano nutrimento spirituale”.

 


 

 

< LA MUSICALITA’ TRA FORME E CROMIE >

mostra personale di

Concetta Pisano, Lorenza Roncallo, Lia Sanna

 

a cura di Gianni Dacconi

 

 

 

 

Con questa mostra, le ceramiste Concetta Pisano, Lorenza Roncallo e Lia Sanna attraverso la loro coscienza creativa proietta­no le loro ideazioni in una direzione in cui l'immaginazione collabora con l'avvenimento, e in questo senso essa è finzione, gioco o sogno, sempre limpida fascinazione. Il contrasto tradizione-modernità si propone anche in questo caso come modello di analisi. Il modello è la musica in sue diverse espressioni. Se in ogni azione pra­tica è presente un'immaginazione del reale, anche nel fantasticare, sia intemperante, sia equilibrato, sussiste sempre la realtà dell'immaginario. 

Tramite gli smalti blu, azzurri, freschi e spontanei, nei tondi di Concetta Pisano è la danza ad esplodere con movimento ritmico, allegro, spigliato; l’uso sapiente dei rilievi anima il modellato, base inscindibile dal suo stile agile, dinamico, intuitivo, che si somma alla particolarità del gioco delle luci e delle ombre.

Tra gli elementi compositivi delle meditate figure e lo sfondo l’efficacia stilistica dell’artista si sposta tra magia e surreale, accentuando la suggestiva realtà dell’atmosfera permeata in queste sue opere.

Le sue idee mettono le ali alle figurazioni delle danze: raggiunge la verità della percezione attraverso il richiamo dei soggetti, con la disinvolta sicurezza con cui l’artista riesce a rendere il vivace abbandono dei corpi a cui la danza conduce, risvegliando la gioia dei sentimenti.

Una ricerca dialettica e tecnica sulla cromia del linguaggio musicale, sono le opere di Lorenza Roncallo. L’artista coglie il fluttuante ritmo della musica: una stilizzazione che abbina policromia e sintesi di forme, facendo emergere figure nette in una antropologica ricerca tra i fondamenti naturali del suono, trasformando la voce in musica viva. I contorni nitidi mettono in evidenza la compostezza lineare della forma, che costituisce uno degli aspetti fondamentali della moderna classicità. Morbidi ovali dei visi, delicatezza del modellato, espressioni assorte, stupite nell’atteggiamento del figurato canto.

Attraverso l’analisi delle rappresentazioni del canto collettivo, arte che trae la sua sostanza dalla socialità, Lia Sanna ne ricava, per mezzo della schietta genuinità del cotto, una forte continuità di significati con il pregio di procedere in un cammino di originale chiarezza.  Cori: figure erette in un clima ricco di annotazioni psicologiche; il modellato, sensibile all’austerità fisica dei protagonisti, accentua l’umanità candida di queste figure. 

L’artista tramite la sensibilità delle forme diventa protagonista, e nella sua ricerca spazio-temporale scaturisce quella scintilla di poesia che ne è la nota dominante. I temi odierni esibiti si prestano a letture da più parti, ma mai univoche. Nella ceramica di Lia, la genialità dei concetti trasforma la materia attiva in musicale dolcezza.

 


 

 

 

< PASSAGGIO TRA DUE MONDI >

mostra personale di Sabrina Di Giacomo

 a cura di Erica Viancini

 

 

 

L’Arte di Sabrina Di Giacomo è emozione cristallizzata in una sorta di mosaico, è espressione di ciò che è la sua anima e la sua mente; è l’immagine speculare e diretta dei suoi pensieri, piccole tessere di emozioni e sogni, innestate in un mondo personale che essa decide di donare ad altri.

I colori accesi e nitidi, piatti ma squillanti, regalano una meravigliosa luminosità e realizzano una dimensione onirica, libera dai freddi vincoli razionali; le linee circolari e morbide creano decorazioni fittamente ripetute (quasi una sorta di “orror vacui” testimone della febbrile fantasia nell’artista) che sembrano estendersi all’infinito, oltre i confini della tela.

L’occhio si perde tra piccole figure dal significato ancora riconoscibile (un universo cosmico fatto di soli, stelle, lune e pianeti fittamente alternati a fiori, cuori o simboli zodiacali e religiosi) e libere forme coloristiche che si susseguono come note musicali sincopate e serrate all’interno, una sorta di spazio-spartito musicale della psiche. Il risultato d’insieme delinea uno stile che si avvale di un dato decorativo spiraliforme di reminescenza klimtiana ma che tende a raggiungere ad un risultato in assonanza al grafittismo contemporaneo di Keith Haring.

I suoi acrilici rimandano ai grandi pittori astratti (si possono citare Kandinsky e Klee) capaci di sostituire il dato reale ed oggettivo con segni e simboli apparentemente slegati tra loro ma richiami assolutamente personali e immediati del sentire dell’artista, nonchè testimoni, come nell’arte della Di Giacomo, di un “viaggio intimo” che incuriosisce e rapisce lo spettatore.

Si rileva dunque nella produzione artistica della Di Giacomo sopratutto un “passaggio tra due mondi” (non a caso titolo di una sua opera): quello della realtà a quello dell’interiorità e, stilisticamente parlando, quello della figurazione a quello dell’astratto. Un’evoluzione questa che è richiamo ad una maturazione sia in termini personali che artistici del suo essere, ciò che lei stessa individua come “contaminazione”. La forma ed il colore si rendono sempre più indipendenti, il tema e l’oggetto sono sempre meno vincolanti ed il colore stesso perde ogni funzione illustrativa. La rappresentazione cede il passo all’improvvisazione così come il razionale viene eclissato dal sentimento. Lo spazio non è più un dato empirico dominato dalle regole prospettiche, tutt’altro: diventa luogo dove le forme elementari, se non primordiali, si contrappongono a forme planimetriche, composte e ordinate in un insieme equilibrato per quanto casuali possano apparire nel loro assetto.

Kasimir Malevic nel 1915 affermava come la pittura figurativa fosse illusione, mentre la pittura indicata con il termine di “astratta” sia in realtà più completa e vera. Le opere di Sabrina Di Giacomo sono autentica espressione di una realtà interiore, trasposta estemporaneamente in chiave visiva: la sua arte ripercorre gli scritti dei pionieri dell’arte astratta in cui le opere d’arte diventano veicoli di idee, emozioni e contenuti dal simbolismo spirituale

 


 

 

 

< UMANO TROPPO UMANO >

mostra personale di Paola Mineo

 a cura di Alessandro Castiglioni

 

 

L’opera di Paola Mineo inganna. Seduce. Avvince. Tra la ruvidità di forme spezzate ed infrante, citazioni insieme archeologiche e postmoderne, sembra di scorgere la mano di una scultrice classicheggiante che richiama l’antico, rievocando quella Atene a cui deve gran parte della propria formazione.

Ma mettendo in luce come nasce l’opera dell’artista, ci si accorge di qualcosa in più. Si scopre, sotto le pieghe delle garze increspate e secche, che queste forme non sono semplicemente antropomorfe ma effettivamente umane, quasi non fossero solo sculture ma cortecce, gusci. Queste sculture d



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