"studi per paesaggio mentale" mostra antologica di dino bedino

Segnalato da Satura Art Gallery

Satura Art Gallery

Categoria: Mostre

Data: dal 06 maggio 2017 al 17 maggio 2017

Indirizzo: Piazza Stella 5/1

Provincia: Genova

Orario di apertura: da martedì a sabato ore 15:00 - 19:00

Sito internet: www.satura.it

Per informazioni: 010 2468284

E-mail: ufficiostampa@satura.it


 S’inaugura sabato 6 maggio 2017 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra antologica “Studi per paesaggio mentale” di Dino Bedino a cura di Flavia Motolese in collaborazione con Artimuseo Adriano Accattino. La mostra resterà aperta fino al 17 maggio 2017 con orario 15:00 – 19:00 dal martedì al sabato.

 

È difficile imbrigliare in una definizione ciò che nasce, invece, per esprimere l’indicibile, il paradosso, l’insignificante, non nel senso di trascurabile, ma nell’accezione dell’impossibilità di essere spiegato verbalmente. Sembra questa la sfida più affascinante e sorprendente dell’opera di Dino Bedino (Torino 1929 – 1995), raffinato letterato, acuto ed ironico poeta visivo, che ha saputo muoversi sempre in una dimensione di confine tra generi e contaminazioni. La sintesi nella forma e l’analisi nel concetto sono la cifra stilistica della sua produzione artistica. Come egli stesso scrive: «Negli assemblages la spinta concettuale si traduce nella trasformazione di oggetti quotidiani e alienati in oggetti-simbolo, in metafore centrali di una condizione sottintesa o in elementi di una mitologia personale».

La sua ricerca verbo visuale riflette sul concetto di scrittura, nell’accezione più estesa, sul dualismo significato-significante, sulla memoria, sulla difficoltà di percepire e comunicare la realtà. Lettere, immagini, numeri vengono scelti in base alla loro capacità di assurgere a simboli e, come tali, di attivare una catena di suggestioni. Citazioni letterarie, ricordi figurativi e metafore, attinte dal suo bagaglio culturale, pongono le coordinate di un percorso in cui si sviluppano alcuni filoni centrali: l’arguzia concettuale quasi enigmatica nella sua lapidaria essenzialità, una profonda e spietata indagine della società, un senso di malinconia per ciò che non è più o che mai potrà essere, la consapevolezza dell’ineluttabilità del tempo, la fugacità del tutto, ma anche quel sentimento di estatica meraviglia per la bellezza ed il mistero delle cose. Dove si avvicina a constatare con amarezza la condizione umana, tempera la crudeltà con il surreale e l’ironia. Nel lavoro di Dino Bedino si avverte una tensione narrativa lasciata irrisolta proprio per quel senso dell’inesprimibile e per quell’altrove insondabile ed irraggiungibile.

Tutto si riavvolge sul nastro del tempo, le parole, se sottratte alla sequenza logica, si trasformano in corpi plastici da combinare liberamente, si disgregano in lettere sparse e diventano elementi grafico-visuali carichi di potere evocativo ancor di più per la loro mancanza di significato apparente. Nello sforzo di decifrare il senso delle cose forse ci perdiamo il piacere di contemplarle semplicemente.

Bedino demolisce le strutture preordinate della nostra mente, scardina fissità, ci induce ad una nuova creatività. Parla una lingua sconosciuta, intrattiene un dialogo esclusivo ed atemporale con ognuno di noi, perché ciascuno vi può scorgere le coordinate di quel paesaggio mentale che caratterizza le nostre vite.



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