Commenti sull'opera "Androide" (particolare):

L’URLO MUTO
(Appunti sull’arte di Francesca Rizzuto)

“L’egida della materia”, un mitico scudo che protegge l’anima dagli strali della facile apparenza, un riparo ricercato ed inseguito al di là della superficie, una soglia mistica aperta sull’abisso, “viaggio-trapasso” attraverso i meandri oscuri e profondi del Mistero. Affondare e fare naufragio nella materia è ritrovare un antico sentiero interrotto e smarrito, è compiere un viaggio  interiore per ricercare e coglierne l’intima essenza… in un giuoco alchemico che la trasforma da elemento grezzo ed inerme a frammento di assoluto, brandello di eternità, alito d’infinito.
“Perché la materia è una forza oscura, ma dotata di molteplici attitudini, che si prestano ad attualizzare altrettante oscure intuizioni.” , dice l’Artista, protesa verso una tensione interiore che subisce la forza di quel “magnetismo verso verità primordiali, archetipi sepolti in insondabili profondità”.
Questa è una sapienza antica… che nasce da lontano. L’Arte è sortilegio, non mera descrizione ma evocazione. La materia si spoglia delle proprie vesti esteriori e, nuda verità, abbandona il proprio “destino” già segnato, per trasfigurarsi in sensazione ed emozione. Ecco perché manipolare la materia è necessità primordiale. Negli antichi misteri orfici vari oggetti venivano manipolati in un giuoco simbolico e rituale… e la sibilla manipolava visceri di animali… per cavarne il vaticinio. Toccando e rimestando, impastando e scalfendo, componendo e dilaniando si partecipa alla vita vibrante della materia, entrando in comunione con la sua anima… lasciando un’impronta indelebile di quel passaggio… un sigillo impresso che ne marca a fuoco l’anima stessa per l’eternità.  Solo manipolando la materia, attraverso un contatto diretto e fisico, si riesce a coglierne la profonda essenza… La materia ha un’anima… dimensione profonda ed autentica… fonte di vibrazioni, sensazioni, turbamento… Questo è il suo linguaggio segreto… che non tutti possono udire. Ma Eraclito “l’Oscuro” ci insegna che “La sibilla con bocca folle dice cose senza riso, ornamento o unguento”. E qui l’artista si fa tramite… cogliendo l’essenza delle cose… al di là dell’effimera apparenza e dei ceppi della funzione ormai consolidata dall’uso quotidiano, banale e comune. Trasfigurazione vera e propria della materia che intona un canto nuovo e mai udito, un “urlo muto” che lancia nell’attimo stesso in cui muore per rigenerarsi, un grido tragico, straziante ed estremo che squarcia i rigidi sacri codici… per andare oltre il silenzio. E’ il mistero di ciò che appare e non appare… o, meglio, di ciò che è e non appare… come nel novilunio. Una maschera di ombra cela una essenza profonda di una materia che ordina e governa maree e umori… follie e germogli… nascite, crescite e transiti. 
Così “ la materia” si fa “elemento e segno”. Nell’opera il mistero si compie nel rituale arcaico della creazione, metamorfosi della fisica in meta-fisica, pronta ad affrontare e vincere la sfida del tempo. Anche il colore evapora dalla sua storia e diviene concretamente e plasticamente materia. In una comunione misterica si fa tutt’uno con essa, evadendo dagli schemi codificati e dagli stilemi facili dell’ovvio, mentre il segno, essenziale e pulito,  nel fluido labirinto dell’occhio si fa chiave per penetrare nel profondo. Le porte si aprono e si chiudono in un giuoco di scatole cinesi, dove ogni frammento di specchio è un sogno infranto che riflette la luce dell’intuizione alla continua e disperata ricerca di un linguaggio perduto… E’ uno scendere e salire scale infinte per toccare abissi oscuri ed intimi, unica via per raggiungere, rigenerati e liberi, vette inviolate da cui rimirare il cielo e “ritrovarsi” smarriti tra le stelle.
                                                                                                         Giuseppe M. Maradei
Castrovillari, 24 aprile 2012
 


postato da Giuseppe M. Maradei - martedì 28 agosto 2012 alle ore 15:40

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