Commenti sull'opera Manhattan vista dal Bronx:

La Manhattan del sogno americano; della vita che pulsa; delle luci della Broadway; dei teatri; dei negozi esclusivi della 5° avenue...ed il Bronx delle vite improbabili; della violenza; dell'isolamento; delle bande; del delinquere...(anche se ad oggi quartiere è in pieno recupero).
Nell'osservare Manhattan dal Bronx... immagino lo si faccia attraverso una immaginaria quanto reale "grata divisoria". In qualsiasi realtà c'è una "nostra Manhattan" ed un "nostro Bronx". Questo è quello che ho tentato di esprimere. Grazie per l'apprezzamento.


postato da Sergio Davanzo - venerdì 04 settembre 2009 alle ore 14:24

Io vengo dal "mio" Bronx" ed oggi vivo nella "mia" Manhattan. Sono in perfetta sintonia con questa sua opera.


postato da Vince - sabato 05 settembre 2009 alle ore 15:11

prima di qualsiasi altra cosa  sono lusingato del commento trovato sul mio profilo, riferito alla mia arte, al suo aspetto e all'idea che trasmette, con l'occasione e grazie al tuo contatto, ho trovato molto interessanti le affinità fra nosre  opere che, pur avendo uno stile ed una tecnica diversa sono, sicuramente,  frutto dello stessa ricerca e passione ,persino il contesto ambientale che risulta, a prima vista, così lontano,non può scindere l'idea primaria che si fonde fra colori e forme ,non amo citare ma ,"L'opposto concorda con l'opposto e bellissima è l'armonia dei discordi" (Erone, frammento n.4).Dopo aver visionato l'opera "Manhattan vista dal Bronx" ed averne apprezzato,il concetto,  la forza e la corposità, ho voluto inserire nel mio profilo, un' altra delle mie opere "la Gabbia", (come omaggio alla tua).

con stima ed ammirazione

 


postato da Giampiero Mazzola - giovedì 10 settembre 2009 alle ore 05:08

Caro Sergio,sono rimasto molto colpito per il pezzo che mi hai gentilmente postato ed è con maggiore e più profonda ammirazione che mi sento di poter  affermare che, chi come te ha avuto il coraggio di credere e la forza di oltrepassare la Gabbia con l'aiuto dei colori , i veri mezzi motori dell'anima degli artisti, non possa  sentirsi che, ad un solo pelo di pennello dal paradiso e debba  solamente continuare a regalare sapienza e speranza,non retoricamente per un  mondo migliore ma, per una dimensione migliore, dove sentirsi a tal punto se stesso da essere realmente in armonia con il resto e con gli altri.

con affetto giampiero


postato da Giampiero Mazzola - giovedì 10 settembre 2009 alle ore 18:01

Caro comandante Davanzo, noi non ci conosciamo, però ammiro i suoi quadri da un paio d’anni.Ogni mattina prima di entrare in fabbrica a Monfalcone sosto in un bar per il caffè. Su di una parete c’è in esposizione, da qualche mese, il quadro “Tributo a Pollock”. Osservarlo prima di entrare in fabbrica mi aiuta; come dire meglio: mi da la carica. Non avevo intenzione di loggarmi in questo sito, mi accontentavo di osservare, però immaginando che a lei avrebbe fatto piacere conoscere quanto accaduto due sere fa ho dovuto farlo. Sempre nello stesso bar, quella sera ero seduto, a fine turno assieme ad altri operai: due croati, un serbo, un friulano ed io bisiaco. Avevamo sul tavolo una quindicina di cadaveri di birra. Ad un certo punto il croato osservando il suo quadro appeso nella saletta “Manhattan vista dal Brox” disse: “Quel che gà fato sto quadro gà capì tuto de la vita”. Lo guardammo tutti e l’assenso fu generale.


postato da Gigi - venerdì 11 settembre 2009 alle ore 18:42

Quest'opera è in completa sintonia con il tuo "Il Delinquente"; una denuncia della visione manicheista che molti nella società contemporanea addottano schematicamente e stupidamente. La tua non è, consentimi, "arte astratta" come blandamente e  molto genericamente la definisci tu in questo sito.Essa è assolutamente " CONCETTUALE". Complimenti anche per questo tuo lavoro, come per il resto, anche per tutti gli altri. Trovo una qualità ed una profondità notevolissima nelle opere postate in questo sito. Non so quante persone siano in grado veramente di "sentire" i tuoi discorsi che tu definisci ironicamente "solo macchie!"


postato da Alex Lavaroni - domenica 20 settembre 2009 alle ore 11:45

Denso di significato e bellissima la "trama pittorica".


postato da Rissa - martedì 22 settembre 2009 alle ore 16:09

La vita reale è piena di divisioni ed è un bene che esse vengano rappresentate. Ciò di cui sai l'esistenza può essere sconfitto o superato. Questa sogno dal Bronx è molto rappresentativo.


postato da Rotcko - martedì 22 settembre 2009 alle ore 22:07

Frammento

dalla poesia ai frantumi di Auschwitz
la vita scandisce
stille di sale
che il frusciare di ciabatte disperdono.

Nel pantano, il castello
le mura merlate
armieri e vassalli
poi
ritroverò
un carro di paglia
una donna che grida
i miei calli
la barba di ieri

e solo allora
m'incatenerò
con chi avrà
la mia libertà

 


postato da Sergio Davanzo - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 08:56

Nel tuo libro il delinquente , tu illustri la visione manicheista della Panzano degli anni '50:

"A Panzano o eri impiegato (pochi) o eri operaio. Andavi alla Vela o in Canottiera. Andavi in chiesa o eri comunista. Andavi a scuola o a lavorare. Facevi sport o contrabbando. Comperavi gli alimentari in "Consumo Operaio" o nelle botteghe. Anche nei giochi di gruppo dei ragazzi o eri guardia o ladro. Andavi in "colonia" da solo o in ferie con i tuoi. Andavi al bagno a Sistiana in corriera con la mamma o alle Giarrette in bicicletta da solo"

In sostanza questo tuo "Manhattan vista dal Bronx" è la trasposizione in pittura di quanto descritto nel testo citato. Molto bello. Complimenti!


postato da Ciro Bonito - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 11:59

Beh...io vi trovo davvero un ottimo utilizzo del colore e del dripping, che recupera nello stesso tempo il valore di tecnica e quello di mezzo espressivo. E non sembri una banalità. Dall'amato ed odiato "espressionismo astratto" siamo letteralmente bombardati da opere d'arte più o meno legate al dripping, o comunque ad una casuale stesura dei colori sul supporto, al punto che la macchia, la goccia, il fiotto di colore sono divenuti ormai delle tecniche convalidate, ma proprio per questo private della loro enorme ed originaria carica espressiva.


postato da Nicola Caroppo - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 12:26

Ti ringrazio, Nicola, per il tuo commento decisamente condiviso. Colgo l'occasione, anche, per ringraziare tutti i commentatori precedenti.


postato da Sergio Davanzo - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 14:21

Questa sorta di "tessitura" mi piace molto. Anche il titolo è molto bello.


postato da Mah...! - mercoledì 23 settembre 2009 alle ore 15:46

E' veramente molto bello con quella "grata divisoria".


postato da Liza - giovedì 24 settembre 2009 alle ore 17:55

Tu hai postato questo :

"La Manhattan del sogno americano; della vita che pulsa; delle luci della Broadway; dei teatri; dei negozi esclusivi della 5° avenue...ed il Bronx delle vite improbabili; della violenza; dell'isolamento; delle bande; del delinquere...(anche se ad oggi quartiere è in pieno recupero).
Nell'osservare Manhattan dal Bronx... immagino lo si faccia attraverso una immaginaria quanto reale "grata divisoria". In qualsiasi realtà c'è una "nostra Manhattan" ed un "nostro Bronx". Questo è quello che ho tentato di esprimere. Grazie per l'apprezzamento."

il mio parere è : sei riuscito a farmelo "vedere"!

 


postato da Edy Collina - giovedì 24 settembre 2009 alle ore 21:42

Mi piacerebbe sapere come si vedrebbe Manhattan dal New Jersey: con o senza grata?


postato da Lu - venerdì 25 settembre 2009 alle ore 00:06

Ringrazio tutti per i preziosi e graditi commenti.


postato da Sergio Davanzo - domenica 27 settembre 2009 alle ore 14:51

Mi picciono molto i colori ed l'impianto pittorico in generale.


postato da Sily - lunedì 28 settembre 2009 alle ore 09:35

luminoso e gradevole


postato da Erica - martedì 29 settembre 2009 alle ore 08:48

Si può definire "pittura" la luce che la nostra anima getta sulle cose.

You can define"Painting" the light that our soul throws on the things.

Usted puede definir "Pintura" la luz que nuestra alma echa sobre las cosas.


Si può definire “pittura” la luce che la nostra anima getta sulle cose.
Non ha alcuna importanza lo stile, il supporto utilizzato, il materiale adottato per farlo.
Ritengo superato ed irrisolto il dibattito sulla forma.
La base della pittura, a mio giudizio, non è il disegno. Nemmeno i pigmenti. Solamente la luce ed il suo opposto possono costituire i fondamenti della pittura di sempre. Storicamente, ed in assenza di altre tecniche, il disegno sembrava essere l’unico modo possibile per esprimere pittura. Da molto tempo, ormai, ci sono diverse forme d’arte che basano il loro fondamento sulla riproduzione della forma. A mio parere, la fotografia, il cinema, il fumetto, l’architettura, le vari applicazioni delle tecniche video e digitali, hanno svincolato, se non sollecitato la pittura a sdoganarsi dal ricorso alla forma in quanto tale. Sicuramente ci sono artisti che non possono evitare di esprimersi senza ricorrere al segno ed al disegno. Io, non appartengo a questa categoria, se non casualmente o per gioco. Non disprezzo chi continua a “disegnare pittura”. Non solo non lo ritengo indispensabile ma da evitare. Ricorrere al segno è limitativo e limitante.
Quindi il disegno è una forma possibile di arte in pittura, sicuramente non la sola.
I soggetti rappresentabili in pittura sono tutti quelli della tradizione ai quali se abbandoniamo la costrizione della forma ( come del resto in poesia abbiamo abbandonato la “rima”) se ne aggiungono molti altri quali ad esempio: emozioni, concetti, sogni, paure…Ritengo che, quale esempio, si possa disegnare una faccia umana che provi paura. Non la paura stessa, però. La paura, l’amore, l’amicizia, un’emozione non può avere forma. Ed ecco allora che è indispensabile il ricorso all’informale.
 

 

 


postato da Sergio Davanzo - martedì 29 settembre 2009 alle ore 10:08

Assolutamente uno dei miei quadri preferiti in questo sito ioArte.


postato da Kube - sabato 03 ottobre 2009 alle ore 14:24

Un quadro di prezioso con una "visione di classe".


postato da Universo - sabato 03 ottobre 2009 alle ore 16:22

stores.lulu.com/sergio1davanzo


postato da Sergio Davanzo - venerdì 09 ottobre 2009 alle ore 23:20

Oltre che bello è un quadro molto intelligente.


postato da Profondità - sabato 10 ottobre 2009 alle ore 13:08

Io credo che non ci siano schemi fissi-

Il rapporto con le cose e gli avvenimenti che ci circondano con le sue proiezioni sul futuro, l'artista lo traduce secondo le proprie necessità. Quando anche la denuncia diventa una bufala solo per la visibilità o tendenza, l'artista dovrebbe osservare in primis, cosa realmente 'manca' al tessuto sociale e, se sono le forze primigenie quelle che sono venute a mancare, cerca il recupero attraverso alla propria sensibilità e non gliene può importar di meno delle correnti o la ricerca di tendenza.

Le ricerche le esegue sulla base della propria sensibilità ed esigenza. Sicuramente ha il coraggio anche di andare contro tendenza perché non è detto che quello che serviva in una certa epoca anche in termini di provocazione, possa servire in un'altra, dove tutto , anche la provocazione è diventata strumentale al profitto. Non ho mai visto artisti di popoli repressi esprimersi solo sulla denuncia , ma sicuramente più spesso attraverso il sogno o alle proprie esigenze interiori , unica forma di libertà ancora gestibile : il proprio mondo interiore e le proprie visioni da contrapporre ad un mondo a cui tutto questo è stato negato.

La vera trasgressività dell'artista contemporaneo è il recupero di se stesso e di tutto ciò si è fatto scempio, poetica compresa.

Va da sé che, forse oggi, gli artisti più credibili in toto rimangono i bambini con queste caratteristiche
e gli artisti 'out'.

I primi con un vissuto troppo corto per essere definiti tali in maniera completa e gli altri, emarginati in quanto veramente 'liberi' e quindi non commerciabili e strumentalizzabili, se mai schiavi solo delle loro ossessioni, ma sicuramente non, rispetto alla loro libertà espressiva

Io credo non ci siano confini nell'arte : purché sia arte .

Ognuno usa il veicolo espressivo che più gli è congeniale. Considerando che questo ioArte è interessante proprio per i quesiti che pone per i confronti che dovrebbero arricchire proprio per le diversità di pensiero e non certo per polemica sterile (sempre meglio chiarire nel virtuale:). Credo che, chi usa la materia proprio come "piacere" della materia nella sua fisicità e il "colore" come impasto proprio per ottenere determinate vibrazioni cromatiche, difficilmente userà mai un pantone digitale se la sua ricerca ed esigenza si esprime con quelle caratteristiche ...

Uno può darsi al digitale per altri aspetti altrettanto intriganti, ma sicuramente diversi. Come non credo che sia un 'espressione nuova né la pittura né il digitale anche perché quest'ultimo si usura più velocemente nei programmi che vengono sostituiti con la velocità della luce.

Per quanto riguarda le diverse culture ben vengano, ma ho il sospetto che una cultura che si sviluppa da noi o in Spagna, in America in Bielorussia, Russia o nella profonda Africa , per quanto si facciano contaminare ,non dobbiamo dimenticare che ognuna di loro ha radici profondamente diverse che non si possono sostituire o dimenticare.

 

Dovrebbe essere anche significativo , quanto ci portiamo dentro radici, gusti e quant'altro che ci influenzano nella scelta delle preferenze.
Di solito i lavori preferiti sono quelli che corrispondono ai nostri canoni estetici e di gusto personale, cosa che in arte non dovrebbe mai succedere.

In maniera istintiva può piacere di più un lavoro simile ai nostri gusti personali, ma l'arte potrebbe anche trovarsi in opere che come gusto non rientrano nelle nostre preferenze, ma sicuramente in canoni artistici. Ho la sensazione che questo sia uno sbaglio che facciamo un po' tutti....sia ' perché viene naturale e perché, a volte .dimostra anche quanto siamo presi da noi stessi, senza riuscire ad entrare umilmente nei lavori di altri.
Con tutto il pieno rispetto, per chi fà figurativo "classico"..secondo il mio modesto parere,il massimo per esprimere "il senso della vita, lo stato delle cose, il divenire dell'uomo, oggi", è l'informale, il materico, il figurativo "essenziale" ....usando la materia....tutta la materia,lo scarto, si può rappresentare, ...cosa meglio di un vecchio cartone ingiallito dal tempo, gettato per strada, indifferente a chiunque, può rappresentare la situazione di molti esseri umani del nostro pianeta..non importa se nell'opera non esiste una smorfia sul volto o le mani che sorreggono uno sguardo vuoto....basta vedere quei "rifiuti" per strada...per capire dove è arrivato l'uomo...in un mondo in cui tutto si può abbandonare, distuggere....tanto si "rifà"...no!, si stanno spengendo i valori, i sentimenti, che valgono più dell'oro, giallo o nero che sia....scusate se mi esprimo in questo modo, forse sembrerò arrogante, ma chi mi conosce dal vero...sa che non lo sono...sono solo sanguigno...sincero..."ignorante" artisticamente parlando...ma UOMO!! inteso naturalmente come essere umano...ciao a tutti


 


postato da Sergio Davanzo - martedì 13 ottobre 2009 alle ore 11:19

Ricambio con un voto simbolico e un saluto. ciao


postato da Zanussi - giovedì 29 ottobre 2009 alle ore 18:05

Bello!...tutto, i colori, la grata, il significato...


postato da Berta - giovedì 29 ottobre 2009 alle ore 18:29

Veramente molto bello! più lo osservo e più mi piace.


postato da Edy Collina - sabato 31 ottobre 2009 alle ore 23:58

Denso di colori, di movimento ... e di significato; c'è sempre qualcuno dietro la grata.

Grazie per il tuo gentile commento.  LENY

 


postato da Leny - martedì 10 novembre 2009 alle ore 15:10

Bellissimo lavoro!


postato da 8 - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 18:52

Ti ringrazio per il tuo commento "8".


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 18:58

His name is Sergio Davanzo. Strong in expressing his thoughts but tender in cuddling his dreams, he shows you unsuspected and unexpected aspects of his inner self. Sometimes he reveals them slowly, step by step; sometimes he shows them off abruptly, with a touch of challenging scoff. He paints. He paints because of an unsolved mixture of reasons. He paints because he needs to. Because he wants to. He paints to play. He paints because he has to paint.

Several of his works are the product of a deep need to communicate. The need to go beyond the limits of human words, beyond time and space, beyond conventional shapes with the aim of creating new and better ones, more intensely beautiful, giving thus voice to his inner and more complex thoughts.

Other works issue from Davanzo’s mere, instinctive wish to let himself go to the poetical evocation of images and feelings he has seen and lived. This inevitably pursues the connivance of his spectators, who can see and perceive his same sensations, deeply feel them and, by feeling, revive them. The result is an amazing range of ways and synaesthetical contaminations, both of colour and matter.

In Davanzo’s modus operandi often a single idea develops into a theme. It expands itself, defining autonomously its own leit motives. They are varied and widened, offered in their most flattering nuances. The original idea then swells to its utmost and, finally exhausted, it blows up. It is a definite resolution. Therefore Davanzo’s works, which follow a common vein until it is exhausted, can mainly be contextualized in groups. But, once he has finished with a vein of inspiration, sometimes the painter has already found in its ashes the beginning of several new ones. Sometimes he would rather wait before letting them catch his instinct and his paint-brush.

This is the process of painting for Sergio Davanzo. His subjects are various and different. He wants to tell as much as possible. The faces, the voices of past and present time, the places which have seen him growing both as a man and as an artist. His dog. His family. Those who have gone. Those who still have to come. A wrinkle on a forehead. The hissing of a lathe in a work shop. A minimal kaleidoscope of images, epiphanic moments which he fixes on his canvas. And which, if necessary, he moves, as he usually says “to the space”.

Certainly the imaginative titles he gives to his paintings are part of his seriocomic way of living and conceiving one’s necessities. They are delicious, often sharply ironic, and at first they astonish you, to let you eventually deal with a wake of reflection, whetting you as the back-taste of rum in a just baked cake, the recipe for which has been written and performed by Sergio Davanzo just for you.

Prof dott Maria Sole Politti
 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:40

"Le tele di Davanzo vibrano, si impongono con lo stridore delle pennellate, con le barricate cromatiche da cui fuoriescono filamenti elettrici che guizzano e avvolgono, creando una fitta e mutevole rete di energia. Nelle sue opere istinto e ragione rinunciano all'eterna lotta, per dar vita ad un dialogo serrato: il colore si tende nella spontaneità del gesto, si difende entro grumi di materia, si assottiglia ed incede leggero frammentandosi secondo ritmi musicali. Viene impastoiato, fatto fluire e nuovamente convogliato, cristallizzato e gocciolato, alleggerito e spinto oltre i confini del supporto per cercare nuove espressioni comunicative."

Prof. Lorella Coloni
 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:42

" Las lonas de Davanzo envían vibraciones. Ellos se imponen con el chillar del golpes de pincel, con las barricadas cromáticas de lo cual evitan filamentos eléctricos que tiemblan y ellos enrollan la creación de un dolor agudo y la red mutable de energía. En su instinto de trabajos y razón abdican la lucha eterna para dar la vida a un diálogo cerrado: el color se extiende en la espontaneidad del gesto, esto se defiende en los grupos de material, esto cultiva incede delgado(fino) y ligero(de luz) la fragmentación sí mismo según ritmos musicales. Es encadenado, hecho para fluir y otra vez llevado, cristalizado y goteó, aliviado e inclinó sobre los confinamientos del apoyo a buscar nuevas expresiones comunicativas. "

Prof Lorella Coloni


postato da Sergio Davanzo - lunedì 23 novembre 2009 alle ore 19:49

C’è una prometeica forza nelle opere di Sergio Davanzo che riconduce, con la certezza del segno e lo schiaffo del colore, ad un confronto con la realtà che non conosce compromessi o debolezze.
L’artista non abbassa lo sguardo e davanti all’esistenza egli si assume il diritto di dichiarare la verità. Lo fa attraverso un linguaggio visivo essenziale, sintetico, corrosivo, violento, titanico, provocatore. Usa la titolazione dei suoi quadri come dei tazebao: sono verdetti che illuminano, parole che possono essere incipit quanto sentenza lapidaria su un argomento che la tela sintetizza in linee di immediata intuizione, con un uso dirompente dell’elemento cromatico, con tinte che acquistano voce. Davanzo riesce a far riecheggiare nel movimento dei suoi quadri le vibranti intensità del paradosso creativo, in bilico tra ragione e gesto puro ed istintivo, folgorazioni che sono rivelazioni e universalità
 

Prof Fabio Favretto
 


postato da Sergio Davanzo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 00:01

È rimasta
L’ironia del folclore
La violenza dell’isolamento
La voglia di invecchiare.
 

...grazie Sergio!


postato da Mabo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 01:00

Splendida!!!!!!!


postato da Jo - martedì 24 novembre 2009 alle ore 12:13

Bellissmo il concetto e molto bella la sua realizzazione pittorica.


postato da 8 - mercoledì 25 novembre 2009 alle ore 12:18

Finalmente un vero artista che non si prende sul serio...anche se è davvero in gamba .Complimenti per tutto il tuo lavoro Sergio ,per me è stato un onore ricevere un voto da te..grazie e la tua descrizione è troppo simpatica e acuta ...complimenti ancora !!!1


postato da Federica Gagliardi - mercoledì 23 dicembre 2009 alle ore 19:02

 Splendido lavoro, musica, luce, drammaticità, armonia pittorica.  


postato da Pierluigi Cocchi - lunedì 19 luglio 2010 alle ore 21:51

gentile Maestro non posso che chiamarla cosi'!  avere avuto un commento da uno come Lei, mi ha entusiasmato moltissimo.....non credevo di avere simili estimatore per me "pittore in erba"......riuscire a dare delle emozioni a gente come Lei , vuole dire avere preso un buon incamminamento.....tantissime grazie.......la saluto con estrema osservanza.....


postato da Edmon Dantes - giovedì 02 settembre 2010 alle ore 16:09

eccezionale padronanza del colore e della forma,complimenti ciao Sergio


postato da Felice - martedì 28 settembre 2010 alle ore 12:10

Dall'amato ed odiato "espressionismo astratto" siamo letteralmente bombardati da opere d'arte più o meno legate al dripping, o comunque ad una casuale stesura dei colori sul supporto, al punto che la macchia, la goccia, il fiotto di colore sono divenuti ormai delle tecniche convalidate, ma proprio per questo private della loro enorme ed originaria carica espressiva.

Questa ridà vigore al dripping rendendolo espressivo come originariamente ipotizzato


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postato da Kube - mercoledì 01 dicembre 2010 alle ore 18:04

pollock :)


postato da A.s - lunedì 31 gennaio 2011 alle ore 18:52

Mi piace moltissimo!!! (concetto e realizzazione pittorica)


postato da Duchamp - lunedì 18 luglio 2011 alle ore 19:32

veramente uno splendido lavoro!!!!


postato da July - lunedì 01 agosto 2011 alle ore 14:25

Bello il concetto. Magnifica la sua realizzazione.


postato da Cesare - giovedì 18 agosto 2011 alle ore 12:57

E' più "ricco" di un Pollock !!!


postato da Deb - domenica 21 agosto 2011 alle ore 12:44

 Grazie a tutti per i commenti!

 


postato da Sergio Davanzo - lunedì 07 gennaio 2013 alle ore 12:32

 Impressionante le quantita' di cose che posso leggere in quest'opera. Esatta. Grazie.


postato da Lia Saccotelli - martedì 12 marzo 2013 alle ore 07:49

 Buon Compleanno!


postato da Lia Saccotelli - martedì 12 marzo 2013 alle ore 07:51

Un intreccio di colori e fantasia.

J.T.


postato da Johnny Terr - martedì 09 aprile 2013 alle ore 23:15

 Chi può non vedere qualcosa del suo vissuto nell'osservare il bronx visto da manhattan.....

a me è successo 

 


postato da Marco Mariotti - lunedì 21 ottobre 2013 alle ore 09:33

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Tutte le opere di Sergio Davanzo

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  • Ho dato fondo (parziale)
  • feelings & feelings (frammento)
  • Omaggio ai tubisti
  • Strada di Bagdad con mimosa
  • Manhattan vista dal Bronx
  • volo radente
  • Tributo a Gaudì (frammento)(vedere il link postato nei commenti)
  • KRAKEN
  • Omaggio ai Tubisti (Pressfitting) alias "Quando Dio spartiva le tette...io ero in bagno..."
  • Non è la luce del Merisi...ma in tempi di crisi....
  • La mia vita è un lungo lato di Bolina! ( ...ci sarà mai un lato in poppa con tangone...& tanga?)
  • Il futuro è roseo, il presente...un po' meno...
  • Vedo smerciare miele di vipera, agito braccia di carta che il vento disperde.
  • Omaggio ai Tubisti (Aisi 304)
  • Il Delinquente (Lulu.com Editore)
  • CROSSING (Lulu.com editore)
  • Pensavo fossi morto....
  • LA MAFIA E' SOLAMENTE UN INSETTO: PUOI SCHIACCIARLA!
  • Questa è una società che macina tutti i valori!
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  • Calendario 2010 (Lulu.com) http://www.lulu.com/product/calendario/2010-by-sergio-davanzo/5949551
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